Immagini dal Sannio: la Falanghina, la vera regina del patrimonio vitivinicolo sannita

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Foto di copertina tratta da gamberorosso.it

Comunicare il vino vuol dire comunicarne il territorio, la storia e quel che c’è intorno. Il valore del vino è fuori dal calice, non dentro. Ce lo insegnano anche la letteratura e i grandi classici, ottimi maestri da cui imparare, estrapolare e raccontare. Scrittori come Orazio, Virgilio, Plinio, ad esempio, hanno ben cantato (e decantato!) le odi della Vitis hellenica, Aminea gemina, Vitis apiana, Uve alopeci, Aminea lanata da cui discendono i vitigni più pregiati coltivati nella cosiddetta Campania Felix, quella terra tanto felice perché produceva ottimi, anzi eccellenti vini. Le cinque province campane hanno ognuna delle proprie, individuali caratterizzazioni enologiche riconosciute in Italia e nel mondo. Il vitigno falanghina è uno dei più ragguardevoli vitigni a bacca bianca della Campania e del Molise, registrato ufficialmente dal 1970, la cui uva inizialmente era distinta in verace e bastarda. E l’uva falanghina, ma anche il vino che ne deriva, è da considerarsi quale vera e propria regina del mondo vitivinicolo del Sud Italia, molto apprezzato dal già citato Plinio il Vecchio, il quale elencò 14 vini della Campania, tra cui il celebre Falernum, che qualcuno presume sia il progenitore della Falanghina. La storia racconta anche che il vino giallo paglierino fosse molto apprezzato dagli imperatori, dai membri della corte reale di Napoli e dai papi. Non a caso, oggi la ritroviamo nella carta dei vini dei pontefici e questo le regala ulteriore pregio.

Il nome, secondo la tradizione, sembra derivare da una parola greca che vuole dire falange. Nell’antichità le falangi erano tavole di legno per tirare le barche verso di sé, ma con esse si indicavano anche dei tutori, pali infissi nel terreno per dare sostegno alla vite che ricordavano le falangi del dito proprio per la loro struttura allungata. E il tutore era il sistema che gli antichi greci utilizzavano per sostenere le viti. I Campi Flegrei, il Casertano e il Sannio sono certamente le aree in cui vi è maggiore produzione di questo vino. La provincia di Benevento, particolarmente, è la più vitata della Campania: sono circa 11 mila gli ettari di vigneti sanniti che ogni anno producono 25 milioni di bottiglie, e più di cento aziende imbottigliano col loro marchio indipendente. Nella provincia sannita sono circa 4 mila, gli ettari di vitigno falanghina, per una complessità di oltre 12 milioni di bottiglie tra DOP e IGP. Il vino ha avuto negli anni una straordinaria crescita, non solo in Italia: oggi la Falanghina è celebre e amata in tutto il mondo.

L’uva viene coltivata soprattutto nelle zone collinari che sono caratterizzate da un clima caldo e molto secco. Essa si caratterizza per la grandezza dei suoi grappoli, oblunghi oppure tondeggianti, e per gli acini dalla buccia spessa e robusta di colore giallo-verde. Il grappolo è compatto e ha una forma conica, con foglie di forma trilobata di dimensioni medie. Al naso, l’ottimo vino presenta leggere note floreali, con aromi fruttati e minerali, a causa dell’origine vulcanica dei terreni di coltivazione. Un sapore morbido, fresco, delicato al palato. Un bianco da consumare leggermente fresco e non freddo, da accompagnare a formaggi, fois gras, pesce, frutti di mare, antipasti, carni bianche, minestre di legumi. Una chicca fantasiosa? L’abbinamento con i tre tipi di cioccolato.

Un vigneto di uva falanghina, foto tratta da sannio.guideslow.it

Sannio è sinonimo di vini: lo racconta la storia, tramandata da secoli e secoli. È anche vero che nel 2019 questo storico e rinomato territorio ha ottenuto il riconoscimento di Città del Vino, nomina firmata da Recevin a un’intera area a forte vocazione… Falanghina, comprendente 23 comuni, in cui è in fieri il grande progetto della Ciclovia della Falanghina, che vede la collaborazione tra i vari comuni che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento del 2019. Una infrastruttura, un collegamento tra i beni culturali e ambientali della zona, che va a unire la dolcezza del cicloturismo, la passione per l’enoturismo, la valorizzazione di un territorio con la sua arte, la storia e le caratterizzanti tradizioni. Un progetto entusiasmante che va a sigillare il successo che nel 2019 ha fatto sì che sul Sannio fossero puntati i migliori riflettori internazionali.