Lo sentite l’odore del mosto, degli acini di uva appena raccolti? Sentite il rumore di trattori che vanno e vengono e il vociare dei primi raccoglitori d’uva di stagione? L’aria è calda e frizzantina, e l’estate al capolinea ci ricorda che è tempo di buon vino e di preparare la nostra riserva invernale. Se non siete impegnati concretamente con la raccolta dell’uva, allora venite a passeggio con me, tra boschi, campi e filari di viti a guardare gli ultimi grappoli prima del raccolto, a calpestare la nuda terra che ci accoglie sempre generosamente, a vivere la campagna e il nostro fantastico territorio rurale.
Siamo circondati da splendide città del vino, in un cammino che rende piacevole la scoperta del prelibato nettare di Bacco anche a chi è astemio. Castelvenere è il comune più vitato del Sud Italia, adagiato su splendide colline verdeggianti, in un tripudio di rara bellezza agreste. Il toponimo Venere gli si addice davvero. I suoi filari sono rinomati e apprezzati dai cultori del buon vino di ogni dove. Parlo di un borgo piccino in un territorio affatto monotono, pianeggiante e diseguale al contempo, da cui è possibile ammirare panorami, poggi e ampie valli. Qui secolari vitigni, intervallati da splendidi uliveti, la fanno da padroni. La maggior parte del suo territorio è ricoperta da coltivazioni a vigneto: tanti produttori dediti alla vita vinicola e all’agricoltura, quella di qualità, quella eco e bio, quella che l’Italia ci invidia. Castelvenere è la terra di due eccellenze locali: la Camaiola e l’Agostinella.
La conoscete la definizione che dice che “Benevento è la dispensa del vino campano”? Io credo che non si sbagli affatto. Dovrei parlare di tante terre sannite, ma la mia passeggiata a piedi non poteva procedere oltre i limiti della mia zona. Eppure, in piccolo, ho proceduto sulla strada del vino, ricca di verde e facile da percorrere in lungo e in largo, che da sola produce oltre la metà del prodotto DOC e IGT dell’intera regione. Se devo indicarne alcune, oltre alle già citate, non posso non menzionare l’Aglianico, un vino DOC rosso rubino, e due vini bianchi, la Falanghina, dal colore paglierino più o meno intenso con riflessi verdognoli, e la Coda di Volpe, gialla anch’essa. Tante le cantine sparse fra queste strade di rinomate eccellenze, molte delle quali a conduzione familiare che hanno permesso di far risaltare il nome del Sannio sui più altri scranni del mondo vitivinicolo nazionale e internazionale. Non è possibile nominarle tutte, ma mi limito a citare solo le due grandi cooperative, forse le più rinomate in Italia e non solo, e questo posso garantirlo per le tante bottiglie che vedo di anno in anno, durante i miei viaggi all’estero, tra gli scaffali dei supermercati.
Rinomata è la Guardiense, una delle più grandi cooperative agricole d’Italia, fondata nel 1960, che oggi conta più di 1.000 soci, situata nel comune di Guardia Sanframondi, in località Santa Lucia, dove intense attività enoiche ed enoturistiche la fanno da padrone. Guardia è stato ente capofila nell’ambìto riconoscimento da parte di Recevin, quello di Città Europea del Vino 2019. Vinalia è la manifestazione che promuove e fa da eccezionale vetrina alle aziende vitivinicole sannite, che si tiene, ogni anno, dal 4 al 10 agosto. È una delle più amate feste dell’enoturismo che riesce ad attrarre a sé migliaia di visitatori che apprezzano il perfetto connubio che negli anni si è creato tra cultura (e coltura) del vino e arte.
La Cantina di Solopaca è invece una delle più antiche cooperative agricole della Campania, con una produzione all’attivo di più di 120mila ettolitri. Nel territorio di Solopaca e dei comuni limitrofi viene coltivato il Solopaca DOC, il primo vino del Sannio ad aver ottenuto il riconoscimento di origine controllata nel 1974. Ricordate l’alluvione che ha colpito queste zone pochi anni fa? I soci della cooperativa sono riusciti a mettere in salvo 80mila bottiglie ancora buone ma con le etichette macchiate, le quali, attraverso l’hashtag #sporchemabuone, sono state messe in vendita a un prezzo speciale, dando vita a una grande gara di solidarietà. Ed è a Solopaca che la memoria storica racconta di una folta presenza di vuttari, artigiani della botte che già dal XII secolo producevano nel territorio i contenitori del vino in legno, esclusivamente a mano. Ed è proprio qui, in questo famosissimo paese del territorio telesino, che ogni anno si tiene la rinomata Festa dell’Uva, nel mese di settembre, nata come ringraziamento e offerta votiva alla Vergine.
Diceva Molière: “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico”. E non a torto, aggiungo. È davvero una bella fortuna possedere un’ottima bottiglia di vino, e l’invito più sentito a tutti voi lettori è di degustarne qualcuna made in Sannio. E di vivere, conoscere le terre del vino del Beneventano, calpestarne percorsi interpoderali, sentirne i profumi. E dopo questa passeggiata sono pronta a tornare a casa per degustare un fresco bicchiere di ottima Falanghina del Sannio. Bollicine per voi, prosit!
Giornalista