Fiorenza Ceniccola (FI): “I produttori di uva fanno la fame, calo di circa il 30-40% della produzione complessiva”

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Riceviamo e pubblichiamo – Fiorenza Ceniccola, Consigliere Comunale Forza Italia – Guardia Sanframondi

Ceniccola: “Dal Reddito di Cittadinanza a … Reddito di Contadinanza”

Per la vendemmia 2023 è suonata la campana. Un’ottima vendemmia  la definiscono gli enologi. Nel contempo, nel Sannio e in tutto il Sud si deve registrare un calo  di circa il 30-40% della produzione complessiva. E questo fa aumentare ancor di più la rabbia dei nostri viticoltori che, ormai, non riescono a recuperare nemmeno le spese sopportate per coltivare i nostri preziosi vitigni  DOC e IGT. Per dirla con qualche imprenditore del settore: “I produttori di uva fanno la fame. Nessuno dice quanto è stata pagata l’anno scorso l’uva e che addirittura è stata lasciata sulle vigne a marcire”. Pertanto, da giovane amministratrice di un piccolo borgo che tira a campare coltivando la vite, di fronte a questo scenario di crisi che interessa migliaia di famiglie, sono qui per dire  alla Presidente Meloni che non basta quanto previsto nell’art.11 del Decreto legge Asset che è all’esame delle commissioni congiunte Ambiente e Attività produttive del Senato.

É necessario assumere un’iniziativa forte come quella che si sta facendo in Francia dove l’Unione europea e il Governo hanno già impegnato i primi 200 milioni di euro per “fermare il crollo dei prezzi e far sì che i produttori di vino possano trovare altre fonti di reddito”.  Per farla breve, la devastazione dei vigneti provocata dalla peronospora, l’aumento del gasolio, dei concimi e degli antiparassitari ha ulteriormente eroso la redditività per i nostri viticoltori e, per questo motivo, ci vuole un provvedimento sulla falsariga del Decreto approvato in data 02/09/2005 dal Governo  Berlusconi con il quale furono  codificati gli accordi di filiera come via d’uscita alla crisi vitivinicola e stanziati 80 milioni di euro  per dare un concreto aiuto ai viticoltori del Sud.

E sarebbe un segnale di grande attenzione se i milioni di euro  risparmiati con l’abolizione del “Reddito ai Fannulloni” fossero utilizzati per finanziare il: “Reddito di Contadinanza” (un assegno mensile tra 600 e 1000 euro al mese a seconda della dimensione aziendale e dei componenti del nucleo familiare) per “abolire la povertà”, almeno in agricoltura, per dirla con l’ex ministro Di Maio.