Arrivato a Napoli con il treno, da matricola universitaria, la prima suggestione era piazza Garibaldi. La piazza nata dopo l’Unità d’Italia in origine si chiamava piazza della Stazione o della Ferrovia. Nel 1904 vi fu eretta la statua di Giuseppe Garibaldi (avranno chiesto pure a voi “Di che colore è il cavallo di Garibaldi nell’omonima statua?” in un gioco infantile che vi faceva scoprire che Garibaldi, nell’opera di Cesare Zocchi, è appiedato!).
L’attuale stazione che porta il nome dell’Eroe dei due Mondi venne completata nel 1960 su progetto di Bruno Zevi. La vecchia stazione, costruita da Pierluigi Nervi nel 1925, fu demolita.
C’erano due modi per raggiungere l’Università “Federico II”: procedere dritti su corso Umberto. Nato come Corso Re d’Italia, denominato “il paravento”, per essere la via delle parate militari e di manifestazioni di ogni sorta, fu la più grande opera urbanistica della storia di Napoli.
Nel 1833 Napoli contava circa 360mila abitanti ed era superata per popolazione soltanto da Londra, Parigi e San Pietroburgo. Scrittori, giornalisti e turisti ne denunziavano una situazione di degrado che portarono già i Borboni a pensare ad interventi urbanistici di risanamento della città che non furono mai attuati per l’opposizione delle centinaia di conventi, monasteri e chiese disseminate in tutto il territorio napoletano. Dopo l’Unità d’Italia, in tempi nuovi e anticlericali, si costituì la Società per il Risanamento di Napoli. L’intento era di mettere in pratica numerosi ”sventramenti” di interi quartieri popolari e la costruzione di arterie ampie e luminose. Dove è ora Corso Umberto, prima del 1884 sorgevano vicoletti, luridi e malsani dove si erano sviluppate ben tre epidemie di colera.
A lato dell’università, salendo verso San Domenico Maggiore, vi è la strada forse più iconica che resta indelebile nella memoria degli studenti: via Mezzocannone. In città, in antichità, per chi proveniva dal porto si entrava per via Mezzocannone. Il nome Mezzocannone non ha niente a che vedere con un improbabile cannone, ma deriva da “canna, cannello di fontana” perché la strada ospitava una fontana. Infatti in antico era denominata via Fontanola.
La fontana, fatta costruire da Alfonso II d’Aragona, sembra riportasse una sua statua che lo rappresentava decisamente goffo e buffo, tale da generare il detto “…me pare u re e Mezzocannone” per indicare una persona bassa e panciuta.
La seconda via per arrivare all’Università era quella più “pericolosa” e per questo più affascinante: si passare attraverso la “malfamata” Duchesca ed inoltrarsi nella “minacciosa“ Forcella dove si favoleggiava di studenti in cerca di facili affari, scomparsi dietro il portone, nell’androne buio, di qualche palazzo.
Il nome Duchesca si deve ad una villa rinascimentale “Villa la Duchesca” che si ergeva nelle immediate vicinanze di Castel Capuano, una zona dove si poteva comprare di tutto (anche un carrarmato!) stando attenti a non farsi fare il “pacco”, un raggiro che consisteva in una truffa, dove una volta comprata la merce (sempre scontatissima per invogliarti a spendere), ti consegnavano la merce confezionata in un finto pacco che poteva contenere pezzi di legno, mattoni o più semplicemente polistirolo, ma mantenendo lo stesso peso per meglio ingannare il malcapitato.
Da via Forcella si procedeva fino a San Biagio dei Librai lungo il “decumano inferiore”. La città antica era divisa in quattro zone da strade lunghe e parallele, i “decumani”. Il decumano inferiore, che attraversa ancora oggi via Forcella e conduce a San Biagio dei Librai, resta una delle strade più visitate dai turisti.
Prima di San Gregorio Armeno, la via dei presepi era San Biagio dei Librai: Eduardo nella commedia “Natale in casa Cupiello”, infatti, dice di essere andato a compare i pastori proprio a San Biagio, secondo la tradizione.
Curiosità: nella zona dove sorge lo stadio Maradona e, poco distante, fino a poco tempo addietro l’istituto superiore di educazione fisica (ISEF), in epoca greco-romana c’erano i ginnasi, scuole dove si praticava soprattutto l’esercizio fisico, che formavano numerosi atleti che gareggiavano nei “ludi quinquennali“, giochi sul modello delle olimpiadi greche che si svolgevano a Napoli ogni cinque anni.
Gli studenti universitari solitamente vivevano in affitto nei quartieri popolari intorno all’università: in antico i quartieri erano detti Sedili. Su via Mezzocannone si apre una via che porta il nome di Sedile di Porto. I sedili erano edifici dove si riunivano i nobili delle varie circoscrizioni per eleggere i loro rappresentanti presso la Corte.
Il piano di risanamento prevedeva la demolizione di Castel dell’Ovo per far spazio ad un nuovo rione: alla fine fu costruito solo il Borgo Marinari.
Nel 1864 si creò il lungomare di Mergellina. Nel 1880 si aprì via Duomo per collegare via Foria con il porto.