Non ha tutti i torti chi sostiene che San Michele Arcangelo sia il protettore dei protettori. È l’arcangelo guerriero, avversario di Satana e di tutti quegli angeli che si sono rivoltati contro Dio, guidando l’esercito celeste nella battaglia contro quelli ribelli di Lucifero. È l’angelo che ci è vicino in ogni battaglia quotidiana, dunque, il protettore del male. Nell’iconografia religiosa molto spesso viene associato alla figura di Eracle, il guerriero per antonomasia, colui che uccise l’Idra, così come San Michele uccise il drago.
Non sono poche le testimonianze dedicate al culto del santo in Campania, e molte sono le chiesette rupestri rinvenute nella zona volturnense e matesina, in cui è evidente la preponderanza dei santuari micaelici. Ciò non deve stupire, considerata la fama della grotta dell’Arcangelo sul Gargano, ma anche per via della natura e della presenza di cavità, spesso connesse alla presenza di acqua. Da Costantinopoli la fama dell’Arcangelo, considerata anche a livello terapeutico e taumaturgico, raggiunse rapidamente l’Italia Meridionale, in particolare la Puglia, dove nacque, sul Monte Gargano, il più antico dei luoghi di culto occidentali dedicati a San Michele.
Nella terra matesina, possiamo ricordare la grotta micaelica di Gioia Sannitica, o la chiesetta di Santa Lucia a Sassinoro, e ancora un’altra grotta micaelica a Sant’Angelo d’Alife. e la grotta nella Morgia Sant’Angelo di Cerreto Sannita. Ancora, una grotta dedicata a San Michele si trova a Frasso Telesino. Le Immagini dal Sannio di oggi, però, si soffermano su quella di Faicchio, con una lunghezza di circa 16 metri, che si trova a 492 metri sul livello del mare, sul monte Erbano.
Fu adibita al culto di San Michele dai Longobardi, nell’VIII secolo, e fu restaurata nel XII secolo con nuovi affreschi. L’inaugurazione risale al 1172. Nel XV secolo fu unita alla Collegiata di Santa Maria Assunta di Faicchio. La cavità oggi è meta di pellegrinaggio, ed è raggiungibile solo a piedi, tramite due sentieri che partono dal convento di San Pasquale e dalla località Fontanavecchia, dove una stradina difficile conduce lungo il versante meridionale di monte Monaco di Gioia. Alla grotta si accede tramite un’apertura semicircolare alta 6 metri.
Nel 2002 sulla porta di ingresso, con la scritta MICN A. D. 1788, fu aggiunta una edicola in ceramica cerretese raffigurante l’Arcangelo che domina il diavolo, con la spada e la bilancia. Quest’ultima è un altro oggetto simbolo del santo, perché è con essa che egli pesa le anime.
Una volta entrati nella sacra struttura, ci si imbatte in un piccolo vano, accanto a due stanzette che un tempo erano adibite a romitorio, nel quale è presente una scala in pietra che conduce al piano superiore in cui si trovano due ambienti. Il più grande di essi è adibito a chiesa, che nel suo interno ospita, fra stalattiti e stalagmiti, l’altare, presumibilmente risalente ai secoli XVII-XVIII, il quale possiede i resti di un’antica maiolica cerretese raffigurante San Michele. Nella roccia sono scavate le colonne che sorreggono un timpano affrescato, con sei putti che attorniano l’ostensorio. L’altro ambiente è più piccolo, e fu quasi interamente affrescato nel XII secolo da un artista con chiaro influsso bizantino. Purtroppo, gli affreschi nel tempo si sono rovinati, a causa della eccessiva umidità del luogo.
Un eremita abitò per molto tempo in questa cavità naturale e molto probabilmente fu sepolto nella tomba situata proprio di fronte all’affresco che lo rappresenta. La sorgente d’acqua nei pressi della grotta è considerata molto miracolosa e sembra che possa allontanare gli influssi negativi.
Giornalista