Immagini dal Sannio: il “meraviglioso” borgo di Miranda, tra case abbracciate e panonte

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In copertina, veduta di Miranda.
Foto di Nicola Di Stefano

È meraviglioso già dal nome, questo paesello. Il gerundio latino mirandus vuole dire, infatti, “meraviglioso”. Tutto perché, se provi a guardarlo dall’alto, non puoi non rimanerne affascinato. Nel dialetto del luogo viene chiamato Mbrianna, e con le sue numerose casette colorate, Miranda è un borgo in provincia di Isernia che conta circa mille abitanti, sito tra il Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco del Matese. Il suo passato lo ha visto passare dalla influenza longobarda, fino ai diversi feudi dei de Guissa, i d’Isernia, i Di Somma.
I bombardamenti della Prima Guerra Mondiale colpirono anche Miranda che però riuscì a uscirne quasi indenne. Molti tedeschi lo occuparono, eppure fu scelto quale meta di approvvigionamento di viveri. Un paese che, come tanti, dopo il secondo conflitto mondiale, ha subìto il triste fenomeno dello spopolamento: tantissimi gli emigrati in cerca di fortuna, verso terre lontane che potessero offrire maggiori opportunità.

Nel 1955 Raffaele Pizzi, giovane studente appassionato di archeologia, rinvenne un’antica stele risalente al I secolo dopo Cristo che raffigurava quattro persone. La leggenda narra che inizialmente detta stele non potesse essere spostata, perché rappresentava per gli abitanti qualcosa di mistico, quasi sacro, da lasciare lì dov’era stata trovata per evitare eventi catastrofici. Si temeva, infatti, che al capovolgimento della stele, se le figure umane in essa scolpite fossero state rivolte verso l’alto, si sarebbe scatenata e abbattuta una furia nel paese. Il caso volle che il giorno successivo al ritrovamento, si scatenò su Miranda un forte nubifragio, fenomeno di certo non infrequente nella zona appenninica; eppure gli abitanti continuarono a volere che la stele non venisse mai spostata da lì. Storia o leggenda? Fatto sta che soltanto nel 1968 essa venne recuperata, grazie al sindaco Alberto Gentile, e in seguito restaurata e messa nella piazza di Miranda dove è sita ancora oggi. La stele reca due scritte, una posta in alto e l’altra in basso, così leggibili: C.Paccius L.f. Vltinia Capito ex sibi et suis fieri [iussit] L.Paccio patri, Neratia matri, Pacciae sorori.

I monumenti del paesino sono ricchi di storia e di testimonianze del feudalesimo e della influenza longobarda. Il castello sovrasta il paese, oggi sede di eventi culturali e gastronomici. La costruzione della cattedrale di Santa Maria Assunta fu iniziata nel 1493, dai Di Somma, ma i lavori furono ultimati solo nel XIX secolo. Nel 1798 la facciata subì un importante lavoro di restauro, e ne seguì un secondo intervento nel 1919, come ricorda l’iscrizione riportata immediatamente sotto il timpano: Piae fidelium oblationes hanc frontem restaurarunt MCMXIX (“Le pie offerte dei fedeli restaurarono questa facciata”). Ogni 15 agosto si festeggia l’Assunzione di Maria Vergine e per l’occasione la chiesa madre è gremita di fedeli. Oltre al rito religioso, vengono organizzati eventi mondani, gastronomici e musicali. La Cappella di Santa Lucia, invece, si trova su un promontorio che sovrasta l’intero borgo e la vallata d’Isernia.
Nei pressi della cappella vi è una grotta che nel corso degli anni è stata oggetto di storie e leggende. Si dice che Santa Lucia si sia rifugiata in essa per sottrarsi ai suoi persecutori. Ogni anno, l’ultima domenica di agosto, una sorta di pellegrinaggio verso la cava onora la Santa, per trascorrere l’intera giornata lì, con una sorta di pic-nic, e con la celebrazione di una messa.
A proposito anche di turismo dell’acqua, la vallata di Miranda ha una piccola oasi fatta di cascatelle, boschi, natura incontaminata e tanta, tanta acqua che si tuffa e salta.

La panonta.
Foto tratta da Giallo Zafferano

Il Molise è molto rinomato per i pregiati tartufi. Si tratta, infatti, di una terra lontana dall’inquinamento e dalle infiltrazioni industriali, e possiede il 40% della raccolta nazionale di tartufo e l’80% della produzione va all’export. Il Tartufo Bianco Pregiato è molto frequente nelle vallate umide situate nelle zone più interne delle provincie di Isernia e Campobasso. Carovilli, San Pietro Avellana, Capracotta, e Bojano sono le zone più rinomate in cui trovarlo. Nei territori zone più asciutti del Molise si raccolgono abbondantemente lo Scorzone e l’Uncinato.
L’ultima settimana di luglio, a Miranda, è possibile partecipare a uno degli eventi gastronomici più importanti della zona, la tartufata, dove è possibile gustare piatti tipici a base di questo straordinario tesoro. Un evento alla portata nazionale, una tre giorni che riunisce nel piccolo borgo molisano persone provenienti da ogni angolo d’Italia. Un appuntamento da non perdere per scoprire la convergenza fra tradizione e innovazione, tipica di questo bel borgo policromo sulla vallata isernina. Non solo tartufi: per la tradizionale festa di Santa Lucia viene preparata la panonta, che in passato era la colazione dei braccianti agricoli che si riunivano per la raccolta.

RICETTA DELLA PANONTA – Ingredienti: 1 kg di pane casereccio (una pagnotta), 8 uova intere, 2 cucchiai di pecorino, 1 kg di salsiccia bianca, 4 peperoni rossi di media grandezza, 8 fette di pancetta di maiale fresca in fette, olio e sale q.b..
Preparazione: la panonta va preparata la sera prima e una volta farcita deve essere avvolta per tutta la notte in un telo oppure nella pellicola per alimenti in modo che possa ammorbidirsi e insaporirsi ulteriormente. Rompere le 8 uova in un recipiente, mescolarle con il pecorino e un pizzico di sale. Scaldare un generoso filo d’olio in una padella e cucinare le uova in una frittata. Una volta pronta, lasciarla tranquillamente nella padella, l’olio di cottura non andrà sprecato. In altre padelle, separatamente, cucinare le salsicce, la pancetta tagliata in strisce piccole, i peperoni a pezzetti. A questo punto non resta che farcire la panonta. Prendere la pagnotta di pane e tagliarla in 4 dischi di ugual spessore. Farcire ogni strato con uno dei preparati. Non sgocciolare troppo le farciture, l’olio di cottura in parte servirà per ammorbidire gli strati. Una panonta da un chilo di pane è sufficiente per almeno 10 persone.









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