Un fascino senza tempo viene emanato dalle memorie di Telesia, città romana di origine sannita situata nella odierna Valle Telesina, nel territorio che oggi appartiene al comune di San Salvatore Telesino, in una fertile pianura alla confluenza del fiume Calore con il Volturno. Un ameno luogo immerso in spazi verdi e grandi distese di campagna, aree boschive, vigneti, uliveti e numerose sorgenti d’acqua. Lungo la cinta muraria si aprivano quattro porte principali e alcune secondarie.
II foro era il centro principale della vita politica, sociale e commerciale. Grandi le strade di passaggio lastricate allo stesso modo delle piazze, mentre le vie interne avevano dei lastroni di impatto visivo minore. In alcuni punti, come nella zona dell’anfiteatro, è tutt’oggi possibile ammirare una pavimentazione in ceramica con piccole mattonelle policrome. Il luogo purtroppo versa in stato di semi abbandono: qui si può ammirare il circuito delle mura perimetrali in opus reticolatum. Si possono facilmente riconoscere l’arena dell’anfiteatro dalla forma circolare ellittica e la cavea, suddivisa in tre ordini di gradini. Un vecchio rudere chiamato La Connola (la culla) è certamente un antico sepolcro, di grandi dimensioni. L’acquedotto seguiva il naturale percorso delle acque che, provenienti dalla montagna di Sant’Angelo, sopra Cerreto, andavano a raccogliersi in una grande cisterna posta in prossimità delle mura.
I Longobardi si insediarono nei territori già esistenti di Telesia, e nella zona del Vescovato, chiamata Episcopio, nell’attuale centro urbano di Telese Terme, in via Roma, oggi è visibile la Torre longobarda-normanna, edificata dapprima con i Longobardi e ultimata dai Normanni con il piano campanario, ceduto con il terremoto del 1349. Fu questo un evento che rivoluzionò la vita di Telesia e modificò la sua stessa esistenza. Il sisma distrusse completamente la città, la Telesia Nova, che si estendeva fino all’attuale Quadrivio di Telese Terme, radendola al suolo, e causando l’apertura delle sorgenti di acqua solfurea, sia nel territorio telesino, sia nei territori circostanti. Le scosse furono numerose e intense e causarono sprofondamenti e sconvolgimenti del suolo da cui ebbero origine stagni, paludi e il lago.
La zona di Telese comunemente detta Acqua fetente è la più antica della città e fu cosparsa da esalazioni di anidride carbonica e solforosa, le cosiddette mofete, particolarmente letali alla respirazione che furono la causa dell’abbandono della città da parte dei cittadini e dei vescovi, a causa delle malattie che un clima così malsano portava. Si ingrandirono nuovi centri abitati come Cerreto, Vicus San Fremundi, Solopaca. I vescovi abbandonarono Telesia e vagarono nella diocesi in cerca di una dimora stabile che, alla fine, trovarono nel XVI secolo a Cerreto Sannita.
Giornalista