È elegante e davvero molto bello, il centro storico di Campobasso, col suo impianto medievale, su cui domina il Castello Monforte, e palazzi e chiese di eccezionale rilevanza artistica. Qua e là qualche balcone o cancellata in ferro battuto, vera e propria caratterizzazione cittadina che ne contrassegna la sua artigianalità. Anche per questo motivo, nel 2018 Campobasso è stata insignita dal Ministero dei Beni Culturali del titolo di “Borgo di notevole interesse storico”.
Ma nel bel capoluogo molisano la bellezza e la particolarità non risiedono solo in ciò che si vede: anche il sottosuolo, infatti, nasconde percorsi districati, storie tutte da raccontare. Una vera e propria città sommersa che si snoda intorno alla collina Monforte. Tanti ambienti portati alla luce e tanti ancora celati agli occhi, come veri e propri tesori che devono ancora emergere. Un tuffo nel passato, in cui è possibile apprezzare l’ingegno medievale di cui l’uomo si poteva vantare in ambito architettonico. Un percorso ipogeo che ha le sue origini nel periodo post terremoto del 1456, quell’evento catastrofico che richiese la progettazione di una nuova città. Fu ciò che fece il conte Cola di Monforte, che ripristinò l’assetto difensivo del nucleo abitativo, dotandolo di doppia cinta muraria, il tutto seguendo una logica tipicamente militare. Fu così che nacque una fitta serie di cunicoli che davano la possibilità di poter accedere al borgo. Percorsi che, ad esempio, permettevano alle guarnigioni di spostarsi velocemente da una torre all’altra.
Il sottosuolo conserva anche l’importante passaggio che, in caso di ricorrenti e prolungati assedi, permetteva di poter fuggire.
Uno dei sotterranei più ricercati dai turisti è senz’altro quello delle antiche carceri situate al di sotto dell’antico Palazzo del Regio Tribunale, nell’attuale via Ziccardi, nei cui piani interrati è per l’appunto presente un piccolo carcere per recludere gli imputati in attesa di giudizio. Dopo aver ottenuto il giudizio, i condannati venivano trasferiti nel carcere di Lucera. Un seminterrato era sicuramente preposto ai gendarmi, da cui si poteva accedere al sotterraneo grazie a una ripida scala e una botola, tramite le quali si arrivava a due grandi stanze prive di luce, con delle nicchie lungo le pareti che molto probabilmente dovevano servire da celle. Si tratta di ipogei formati dall’estrazione di un gran quantitativo di pietra estratta per poter dar vita ai maestosi palazzi del centro storico.
Che si trattasse di una vera e propria città lo si denota dal fatto che tra le altre strutture presenti si possono vedere ambienti con colonne e volte a crociera che avevano una specifica funzione, magari religiosa. Ma ancora stalle, magazzini, cucine. e tante cantine scavate sotto i palazzi che sorgono lungo via Cannavina, largo San Leonardo, via Ziccardi, via Sant’Antonio Abate e zone limitrofe.
Nel corso dei secoli i sotterranei hanno subito diverse destinazioni: stava per volgere al termine il XV secolo, quando furono aperti i fondaci della farina, del sale, delle carni. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli ipogei furono utilizzati dalla popolazione come rifugi antiaerei.
L’Associazione Centro Storico di Campobasso testimonia di un documento in cui sono segnalati ben quindici rifugi antiaerei, per non parlare di quelli non censiti, che potevano ospitare migliaia di persone. I luoghi in cui si trovavano sono piazza della Maddalena, via Guglielmo Marconi, via Monforte, via Genova, via Cavour, via Umberto I, Porticato comunale, via Giuseppe Mazzini, via Vittorio Emanuele III, via Orefice e San Leonardo, vico Persichillo, Palazzo del Governo e tre in via Sant’Antonio Abate.
Negli anni Sessanta alcuni di essi furono adibiti a discoteche e luoghi di incontro per giovani. Erano infatti abbastanza ampi per poter contenere parecchie persone che vi si recavano a ballare, per non parlare della straordinaria opportunità ricavata dal naturale isolamento acustico che potevano offrire.
Giornalista