Una leggenda locale lega il nome della città di Montesarchio all’eroe greco Ercole. Fu a Mons Herculis che, secondo il leggendario racconto, il dio avrebbe sconfitto, nella sua seconda delle dodici fatiche, il leone in una grotta del monte che sovrasta la cittadina. Ercole, giunto nei pressi della sua dimora, cercò invano di trafiggerlo usando arco e frecce, ma il leone era protetto da una pelliccia invulnerabile. Eracle lo aggredì a colpi di clava e, per difendersi, fuggì in una caverna dove riuscì, infine, a soffocare la feroce fiera fino a provocarne la morte.
Il culto di Ercole (in latino Hercules), figura della mitologia romana e greca, era molto praticato presso i popoli Sanniti; introdotto dai coloni greci della colonia di Cuma presso i Latini, da questi passò ai Sabini e alla loro diretta filiazione: i Sanniti.
Ercole era figlio di Giove e della regina Alcmena, con cui Giove si era unito con l’inganno. Il mito racconta che la sua forza prodigiosa sarebbe scaturita dal latte di Giunone che gli fu fatto bere mentre la dea dormiva.
La fortuna di Eracle, rappresentato presso i Sanniti in statuette di bronzo votive, armato di clava e coperto dalla pelle di leone, era dovuta a che questi lo venerassero come protettore delle greggi, dei commerci, dei viaggi per mare e delle sorgenti d’acqua.
Nell’antica Telesia il ritrovamento di numerose statuette votive fa pensare che vi fosse un tempio dedicato a Ercole. La stessa Telesia era conosciuta come Colonia Herculia, dal nome del dio greco.
Il territorio dei Sanniti Pentri, nell’area molisana, presenta numerosi templi dedicati a Ercole:
alle pendici del Matese, in località Civitella, nel comune di Campochiaro, si trovano i resti di un tempio dedicato a Ercole, sorto lungo la direttrice del tratturo Pescasseroli – Candela. I Sanniti erano devoti in prevalenza a divinità legate al mondo agricolo e pastorale, e i santuari si trovano per la maggior parte in luoghi all’aperto.
Ercole, quale figlio di Zeus, chiamato in greco anche Ves, si ritiene abbia ereditato dal padre il nome di Vesouvios, da cui Vesuvio.
Il culto era fortemente radicato nell’immaginario delle comunità locali; nel territorio napoletano si riteneva fosse stato il fondatore di Ercolano, Baia e Pompei.