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Con questo testo, l’imperatore manifestava la volontà di dare vita a un riordino del sistema processuale
Nell’aprile del 529 d.C. entrò in vigore il Codex Iustinianus Vetus, Codice Giustinianeo, un ampliamente del Codice Teodosiano. L’imperatore Romano d’Oriente Giustiniano ebbe l’idea di dare un nuovo ordinamento giuridico all’Impero e il 13 febbraio 528, l’anno precedente, emanò la costituzione Haec quae necessario. Con questo testo, l’imperatore manifestava la volontà di dare vita a un riordino del sistema processuale, afflitto da troppe lungaggini, e dispose l’avvio della redazione di un nuovo codice di leggi che includesse i testi dei codici precedenti e in generale tutta la produzione legislativa seguita al Codice Teodosiano. Stabiliva che non dovessero essere presenti norme ormai desuete o cadute in disuso.
Di esso furono redatte due edizioni: la prima, il Codex Iustinianus primus o vetus del 529, è andata perduta, mentre la seconda, il Codex Iustinianus repetitae praelectionis del 534, ci è pervenuta integralmente.
Oltre a essere utilizzato nel diritto, il codice di Giustiniano veniva studiato dagli studenti al 5º e ultimo anno di studio di diritto.