È di certo una delle canzoni italiane più famose in tutto il mondo, uno dei simboli del nostro Paese insieme alla pizza, alla pasta e al caffè espresso, oltre a rappresentare un fatto rivoluzionario nella storia della musica nostrana. Nel blu, dipinto di blu, ribattezzata anche Volare, è stata presentata per la prima volta al Festival di Sanremo il 1 febbraio 1958, di cui fu anche vincitrice, interpretata da Domenico Modugno, autore insieme a Franco Migliacci, e da Johnny Dorelli. Da quel momento la sua ascesa è stata inarrestabile: terza classificata all’Eurovision Song Contest del 1958, è stata prima nella classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti per ben cinque settimane e nel 1959 spopolò ai Grammy Awards, vincendo come Canzone e Disco dell’anno, e dopo 52 anni continua a essere uno dei brani più innovativi della canzone italiana. Sono diverse le storie riguardanti la nascita della canzone. Modugno confessò che l’idea venne in mente all’amico paroliere osservando un po’ brillo il quadro Le coq rouge dans la nuit di Marc Chagall, e solo in seguito ne parlò all’amico cantautore. Migliacci in seguito rivelò che in realtà il brano fosse nato a seguito di un incubo, messo nero su bianco nel giorno più triste della sua vita, sofferente per amore. I due si sarebbero incontrati una sera a Piazza del Popolo e avrebbero cominciato a buttare giù le parole del testo. Mancava però il ritornello. Quel “Volare oh oh”, la parte più ricordata e riconoscibile del brano, è nato per caso, dopo che Modugno osservò una mattina con la moglie Franca il cielo azzurro dalla finestra della sua casa di piazza Consalvi a Roma. Ecco la nascita di un capolavoro.
Al Festival di Sanremo fu subito chiaro a tutti che rappresentava una rivoluzione rispetto allo stile dei cosiddetti “urlatori” che spopolava a quel tempo, con una interpretazione e un arrangiamento mai visti né sentiti prima. Fu addirittura proposta ad altri cantanti dell’epoca, ma nessuno accettò di cantarla, per cui alla fine fu il genio di Polignano a Mare a dover salire sul palco dell’Ariston. Da allora il suo successo è stato inarrestabile: Modugno, che fu ribattezzato negli Stati Uniti come Mister Volare, incise la hit in ben tredici lingue e furono più di 22 milioni i dischi venduti in tutto il mondo. Volare è un sogno che diventa realtà e Nel blu, dipinto di blu è la storia di un sogno, come hanno confermato gli autori. Del resto, il riferimento all’inizio del brano è molto chiaro: “Penso che un sogno così non ritorni mai più”, che introduce la visione onirica di un uomo che si confonde con il colore del cielo e degli occhi della donna amata fino a spiccare in un volo di libertà, verso l’infinito.
Difficile pensare che l’idea di questo testo sia nata in seguito a un incubo avuto nel giorno più triste della sua vita. Si è addirittura pensato che quel volo immaginato non fosse altro che un’inconscia volontà di farla finita. Ma, come rivelò Migliacci, a volte soffrire per amore può essere molto catartico e portare grande ispirazione creativa. Non ci troviamo solo di fronte alla grandezza del significato ma anche alla straordinaria interpretazione di Domenico Modugno, che sul palco del Teatro Ariston azzardò un movimento ampio delle braccia mentre intonava il ritornello, a sottolineare il gesto del volo mentre lo cantava. Un atteggiamento rivoluzionario rispetto all’immobilità dei cantanti dell’epoca, che è stato immortalato in una statua di bronzo alta tre metri a Polignano a Mare dallo scultore argentino Hermann Mejer.
Giornalista