Erano le 4:55 del mattino del 1 settembre 1939 quando l’esercito tedesco, su ordine di Hitler, varcò la frontiera polacca, rivendicando Gdansk, Danzica, porto polacco sul mar Baltico che divideva il territorio del III Reich e isolava la Prussia orientale dal resto della Germania. Il Fürer prese a pretesto un attacco polacco che sarebbe avvenuto nella notte alla frontiera orientale della Germania, per colpire i suoi vicini senza preoccuparsi di una dichiarazione di guerra: una vera e propria messinscena montata dall’esercito tedesco con dei cadaveri di detenuti rivestiti di uniformi polacche. I bombardieri tedeschi distrussero a terra l’aviazione polacca, le infrastrutture, ponti, caserme e stazioni. Si susseguirono attacchi combinati di carri armati e di aviazione, mettendo la capitale polacca sotto assedio. Tre giorni dopo, anche l’Armata Rossa di Stalin entrò in Polonia, senza dichiarazione di guerra. Il governo polacco si rifugiò in Romania e Varsavia cadde il 27 settembre, dopo una eroica resistenza. La Polonia fu divisa in due: mentre la parte occidentale rimase ai tedeschi, l’Unione Sovietica si annesse la parte orientale e riportò le sue frontiere sulla linea Curzon.
La Seconda guerra mondiale ha rappresentato il più grave e terrificante conflitto della storia dell’umanità. I militari italiani deceduti in prigionia furono più di 20 mila, e a questi si aggiungono i militari italiani morti durante i trasporti, quelli trucidati durante le operazioni di disarmo delle truppe italiane, e i dispersi, per cui il numero esorbitante arriva a circa 45 mila unità. Il totale di questa immane carneficina è di oltre 55 milioni di morti, tra soldati e civili. La distruzione delle città in gran parte dell’Europa continentale portò a milioni di profughi e sfollati: nel settembre 1945 l’UNRRA si trovò a gestire 6.795.000 profughi dei paesi alleati nonché svariati milioni di sfollati tedeschi. Ciò portò a episodi di vera e propria pulizia etnica, reazione che, all’epoca, non suscitò alcuna reazione.
Giornalista