Dopo aver celebrato la donna e l’importanza di essere tale un paio di giorni fa, oggi per il gentil sesso ricorre un altro importantissimo anniversario. Il 10 marzo 1946 le italiane andarono per la prima volta alle urne, solo se maggiorenni, all’età di 21 anni, e per la prima volta ebbero la possibilità di essere elette, se avevano compiuto almeno 25 anni. Si trattava, del risultato di un profondo movimento di riforma politico, economico e sociale che trovava le proprie basi nella Francia del XVIII secolo, anche se al suffragio femminile non si arrivò nello stesso periodo in tutti i Paesi del mondo anzi, spesso, si registrano decenni di differenza.
Il decreto sulla loro eleggibilità è il n.74 datato 10 marzo 1946. Da quella data, le donne possono considerarsi cittadine con pieni diritti. Le prime elezioni amministrative si svolsero in cinque turni, fino a 7 aprile 1946. Successivamente si andò alle urne per la designazione dei membri dell’Assemblea Costituente che scrisse la Costituzione ancora in vigore e per il Referendum istituzionale monarchia-repubblica che scelse la forma repubblicana dello Stato e mandò in esilio la corona italiana, il 2 giugno 1946. Il diritto al voto femminile fu in realtà sancito già il 30 gennaio 1945: nella riunione del Consiglio dei Ministri di quel giorno la maggioranza dei partiti, a esclusione di liberali, azionisti e repubblicani, si disse favorevole all’estensione alle donne del diritto al voto.
Così il 31 gennaio 1945 fu emanato il decreto legislativo n. 23 che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni, con esclusione delle prostitute schedate che lavoravano al di fuori delle case dove era loro concesso di esercitare la professione. Il decreto Bonomi, però, non parlava della possibilità di essere elette e solo successivamente fu garantita l’eleggibilità delle donne con più di 25 anni. Un anno e mezzo dopo, con l’approvazione della Costituzione Italiana (art. 56 e 58) il suffragio universale fu aperto a tutti i cittadini maggiorenni per le votazioni alla Camera dei Deputati e a tutti i cittadini con età superiore ai 25 anni per il Senato.
Giornalista