Chiara Scifi nacque ad Assisi da una famiglia ricca e nobile, ma sin da quando era una bambina mostrò grande pietas nei confronti di chi era meno fortunato di lei e diede prova di grande devozione. Tra l’altro, era il periodo in cui Francesco, il suo concittadino, predicava in nome dell’umiltà e della povertà, e la sua fama si allargava mano mano in ogni dove. Per cui Chiara, che era più che decisa a consacrarsi al Signore, si presentò al “poverello” del suo paese per comunicargli quanto fosse ardente il suo desiderio di ritirarsi dal mondo, e di dedicarsi a Dio. Francesco, che riconobbe la donna come una giovane molto pia, le suggerì di recarsi in chiesa la Domenica delle Palme vestita nel modo migliore, poi, il giorno successivo, fuggire dalla città e convertirsi. Arrivato il giorno stabilito, la giovane Chiara fuggì dalla casa paterna per recarsi alla chiesa di San Damiano, o alla Porziuncola, secondo fonti diverse, dove le furono tagliati i capelli, evento corale che riguardò, in seguito, anche sua sorella Agnese, e venne vestita del ruvido saio di penitenza di cui Francesco era già ricoperto. Non presero benevolmente la notizia i parenti di Chiara, che anche ricorrendo alla violenza e a tentativi di rapimento, cercarono di farla desistere da quella decisione, ma alla fine Chiara riuscì a resistere. Poco dopo si unirono a lei numerose vergini, oltre a sua sorella Agnese: tutte si esercitavano nell’orazione e nelle mortificazioni quotidiane della vita comune, di cui Chiara dava grande esempio. La giovane donna dormiva sulla nuda terra e portava sempre ai fianchi un aspro cilicio. Inoltre, come penitenza, digiunava tre volte alla settimana a pane e acqua.
Nei primi anni in San Damiano, Chiara si sentiva parte della comunità francescana e fu costretta ad accettare la regola Benedettina. Questo comportava l’accettazione dell’ufficio di badessa del monastero, e divenire la guida di una comunità di monache, abbracciando la clausura. Ciò le imponeva di accettare le rendite feudatarie e, quindi, di venir meno al principio di povertà assoluta tanto caro alla regola Francescana. Quando Francesco si imbarcò per il viaggio in Marocco intorno, al 1214-1215, la giovane Chiara capì che il precetto della povertà non era più al sicuro, e che doveva fare qualcosa per continuare a mantenerlo di fronte alle costrizioni della santa sede. Chiara, da donna molto devota qual era, passava lunghe ore innanzi all’altare, in profonda meditazione, e da questo atteggiamento riconobbe una grande ricompensa ricevendo il dono dei miracoli. Infatti, una volta la giovane Chiara vide i Saraceni violentemente occupati a voler invadere il suo monastero, e tracciò sugli infedeli un gran segno di croce dicendo: “Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani dei pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, ti prego, Signore, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare”. Subito una voce risuonò alle sue orecchie dal Tabernacolo: “Io vi custodirò sempre!”. Fu così che la vergine rassicurò le sorelle dicendo: “Vi do garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!”. Una luce vivissima investì i Saraceni, accecandoli, e una forza arcana rovesciava le scale e precipitava a terra i predoni. Negli ultimi anni di vita, Chiara fu afflitta da continui patimenti corporali, ma colla sua preghiera si dimostrò sempre contenta e serena. Morì all’età di 60 anni, l’11 agosto 1253 e fu canonizzata due anni dopo, da Papa Alessandro IV. La principale chiesa dedicata a Chiara è la Basilica di Santa Chiara ad Assisi, dove le sue spoglie sono conservate.
Una curiosità: sapete perché Santa Chiara è la patrona della televisione? Tutto risale a una notte di Natale, quando l’intera comunità del convento fondato dalla pia Chiara, sotto l’orientamento di frate Francesco, si riunì nella cappella per la celebrazione, eccetto la Santa, prostrata dalla malattia nel letto della sua cella. La donna era molto triste per il fatto di non poter stare vicino alla comunità in quel giorno, per cui si mise a pregare il Bambino Gesù, manifestando nelle sue preghiere tutto il suo dolore. Al ritorno in stanza di tutte le altre religiose, Chiara raccontò loro dettagliatamente tutto quanto era successo durante la celebrazione, cioè che Dio le aveva concesso la grazia di vedere proiettate sulle pareti della sua cella le scene della cerimonia, nello stesso istante in cui esse si svolgevano nella cappella. Stesso dono mistico che la fece assistere ai riti funebri del suo fratello Francesco, quando morì.
Giornalista