Era molto felice Anne quella mattina del 12 giugno 1942, il giorno in cui compì tredici anni. Non era facile la vita che stava vivendo, fra controlli e restrizioni crescenti, ma quel regalo, un quaderno a quadretti bianchi e rossi, le spalancava la creatività, la fantasia e il mondo. Quel diario sarebbe diventato il suo migliore amico, il suo confidente, Kitty, un rifugio nel quale versare tutti i suoi pensieri. La piccola Anne, purtroppo, non era una bambina come un’altra: era contrassegnata da una grande stella gialla sul petto, non poteva frequentare teatri e altri bambini, e quei fogli bianchi sarebbero diventati luogo in cui dar forma alle sue fantasie e rifugiare i suoi pensieri, lo scrigno delle sue confidenze, fatte a chi non avrebbe mai potuto giudicarla. Per Anne, in quei giorni, cominciarono due anni di clandestinità, in due stanzette sopra alla piccola azienda alimentare del papà della piccola, nascoste da una libreria a muro.Anne in quegli stretti e angusti spazi, costretta a una vita che non voleva e a una convivenza forzata, maturò, crebbe, sembrava volare lontano dai suoi tredici anni e capì quanto fosse importante testimoniare la sua esperienza per chi sarebbe venuto dopo. Confidenze, vicende della sua famiglia, i ricordi legati ai compagni di scuola, il suo primo amore e il vissuto di due anni di segregazione tra paure e speranze.
Finché, qualche mese dopo, non venne trovata, lei assieme alla sua famiglia, e finì nel campo di sterminio di Aushwitz, e in seguito in quello di Bergen Belsen. Anne e la sorella Margot morirono di tifo a pochi giorni una dall’altra, nel febbraio del 1945. Sopravvisse solo il papà Otto, che riuscì a tornare ad Amsterdam e ricevette da una conoscente un quadernino a quadretti bianchi e rossi, che era stato il diario di sua figlia. Dopo averlo letto, decise che il mondo aveva il diritto di conoscere quella storia, di coraggio e resistenza. Diario da cui si evincono le qualità compositive della giovane che in un passo molto importante confessa le sue aspirazioni di scrittrice: “Sarò mai capace di scrivere qualcosa di importante, lo spero proprio, perché scrivendo posso confidare alla carta tutti i miei pensieri, i miei ideali, i miei sogni”. Frase che oggi è leggibile sul muro della scuola frequentata da Anna.
Giornalista