Accadde oggi: 13 gennaio, il naufragio della Costa Concordia

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Il comandante della nave, Francesco Schettino, si rifugiò su uno scoglio a guardare la scena da lontano

La sera del 13 gennaio 2012 un viaggio che doveva regalare sogni si interruppe bruscamente e dolorosamente, e la favola diventò un incubo. La nave da crociere Costa Concordia, con a bordo 4.000 persone tra passeggeri ed equipaggio, partita da poche ore da Civitavecchia per Savona, passò molto vicino all’isola del Giglio, quasi a voler fare un “inchino”. Il passaggio fu però fin troppo ravvicinato, tanto che la chiglia urtò gli scogli delle Scole e la Concordia finì a ridosso dell’isola dell’Arcipelago toscano, imbarcando acqua e inclinandosi.
Si procedette all’evacuazione della nave, a qualcuno dei passeggeri parve di essere sul Titanic, memore delle scene del film che ebbe anni prima tanto successo. Le scialuppe di salvataggio cominciarono a fare da spola con la terraferma, ma in trentadue rimasero intrappolati nella nave inclinata sul fianco destro e la prua rivolta verso il porto del Giglio. La chiesa del paese aprì per accogliere i naufraghi.

A coordinare le operazioni di soccorso fu la guardia costiera di Livorno e il capo della sala operativa, il comandante Gregorio De Falco, intimò al comandante della nave, Francesco Schettino, che si trovava su uno scoglio vicino alla costa, di risalire a bordo per occuparsi dei passeggeri. Il suo “Vada a bordo, cazzo!”, urlato al telefono, divenne una delle frasi simbolo della tragedia.
Nella notte fra il 13 e il 14 gennaio terminarono le operazioni di soccorso che portarono al salvataggio di 3.190 passeggeri e 1.007 membri dell’equipaggio e al recupero in mare di tre corpi e subito dopo iniziarono operazioni di ricerca dei dispersi a bordo del relitto semisommerso.