Accadde oggi: 14 dicembre 2003, la cattura di un rassegnato Saddam Hussein

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Il 13 dicembre 2003 si concluse l’operazione militare americana “Alba rossa”, suddivisa in due obiettivi Wolverine One e Wolverine Two e che si concretizzó nella Città di Al Dawr con la cattura di Saddam Hussein. Furono seicento uomini tra soldati americani e guerriglieri curdi, guidati dal generale Ray Odierno, a scovare l’ex dittatore, nascosto in una botola che si trovava in una piccola fattoria verso Tikrit, troppo recintata da attirare i sospetti degli uomini, che in particolare caddero su una buca occultata in malo modo da mattoni e detriti.

Gli uomini entrarono nel pozzo scoprendo Saddam sul fondo, accucciato “in compagnia” di 750.000 dollari in biglietti da cento e due mitragliatori. Non fu sparato alcun colpo al rais che si trovava in una fossa che poteva contenere solo un uomo grazie a un rudimentale impianto di ventilazione. Era “stanco e rassegnato”, così dissero i giornali il giorno dopo la sua cattura, non oppose alcuna resistenza e si arrese agli uomini alle 20:30.

Quel giorno segnò la fine di un’epoca che durava dal 1979, quando Saddam Hussein divenne leader assoluto in Iraq, autore delle più spietate azioni criminali contro interi popoli, tra cui l’invasione del Kuwait nell’agosto del 1990. Saddam fu catturato, le sue immagini fecero il giro del mondo e molti provarono pena per quell’accanimento mediatico e fu immediatamente sottoposto a processo da un tribunale iracheno che lo condannò per crimini contro l’umanità alla pena di morte. Fu impiccato il 30 dicembre 2006 e mentre moriva fu anche filmato. Accanimento su accanimento, quella condanna e quel gesto sono ancora oggi al centro di polemiche mai placate.

La ripresa della sua condanna a morte costò, in ogni caso, la vita al reporter stesso, che si nascose dietro una telecamera sotto il maglione per avere una lauta ricompensa, al costo della sua stessa vita.