Accadde oggi: 15 febbraio 1898, “signori si nasce e io, modestamente, lo nacqui”

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È proprio così: 122 anni fa, il 15 febbraio 1898, nacque un signore, il signore della comicità napoletana, il Principe della risata. Un verso della sua poesia più famosa, A livella, recita: “‘A morte ‘o ssaje ched’è? È una livella”. Siamo tutti uguali dopo la morte, insomma, ma alla fine ‘a livella per lui non ha funzionato: Principe era e Principe è rimasto. Perché signori si nasce. E lui lo nacque!

Antonio de Curtis è rimasto nel mito, nel sorriso di tutti noi. Nelle sue impareggiabili battute, nella sua sana comicità. È stato una sorta di Charlot all’italiana, personaggio sorridente e triste, nostalgico e fragile. Non è certamente una questione di numeri, eppure qui i numeri dobbiamo darli: 97 film nell’arco di trent’anni, per una media di più di tre all’anno, con 42 registi diversi e oltre 40 spettacoli tra commedie e pièce di avanspettacolo. Totò è stato anche drammaturgo, autore di poesie e di canzoni: tra queste è doveroso nominare ‘A Livella, appunto, e Malafemmena.

Un linguaggio rivoluzionario nell’Italia del Dopoguerra in cui il cinema si apriva al dialetto, e la voce di Totò incarnava la “rivoluzione del linguaggio”, con varie forme di bilinguismo. Totò non nascose mai di provenire da una famiglia di morti di fame, ma una volta diventato famoso, per lui le cose cambiarono. Solo che lo stomaco vuoto per anni è stato stato il tratto caratteristico dell’attore, sempre squattrinato e vagabondo e anche la molla creativa che ha lanciato in Italia un certo tipo di teatro che oggi definiremmo d’avanguardia.

“Non è una cosa facile fare il comico, è la cosa più difficile che esiste, il drammatico è più facile, il comico no; difatti nel mondo gli attori comici si contano sulle dita, mentre di attori drammatici ce ne sono un’infinità. Molta gente sottovaluta il film comico, ma è più difficile far ridere che far piangere”.


Totò è entrato nella cultura popolare di intere generazioni di italiani e risulta essere il comico italiano più conosciuto e amato, seguìto da Alberto Sordi e Massimo Troisi. Umberto Eco espresse l’importanza di Totò nella cultura italiana con queste parole: “In questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedano gli stessi film e mangino lo stesso cibo, esistono ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai a intendersi due popoli, di cui uno ignora Totò”?