“È cosa giusta, ponderata e nobile che, se malattia e dolore sono contagiosi, non vi sia nulla al mondo di così irresistibilmente contagioso come il riso e il buonumore”. Charles Dickens
Tutti noi conosciamo la storia di Scrooge, lo spietato e avaro mercante che grazie a tre fantasmi si trasforma in un uomo generoso. L’abbiamo letta, studiata, oppure solo sentita nominare, l’abbiamo vista al cinema in una rappresentazione animata, e soprattutto ne siamo usciti commossi. Ma in pochi sanno che A Christmas Carol, il Canto di Natale di Dickens, il racconto delle grandi gioie, fu quello che al suo autore Charles Dickens provocò molto grattacapi. La storia del libro più amato di Dickens risale all’inizio di ottobre del 1843. L’autore era sotto pressione e stava accumulando debiti, soprattutto a causa della grande casa che aveva acquistato in un costoso quartiere di Londra mentre sua moglie aspettava il quinto figlio, e le vendite del suo romanzo a puntate Martin Chuzzlewit andavano così male che la sua casa editrice, la Chapman & Hall, voleva ridurgli lo stipendio di un quarto. Nonostante questi problemi, Dickens si recò a Manchester a studiare le condizioni di vita dei bambini poveri e fu in occasione di quel viaggio che gli venne l’idea di scrivere la storia di un avaro che cambia atteggiamento verso il Natale nel momento in cui è costretto a vedere il suo passato, presente e futuro. Scrisse tutto con impeto ed entusiasmo, declinando inviti, rifiutando di ricevere visite, il suo unico pensiero fisso era Scrooge e di notte girovagava per le strade di Londra in cerca di indizi ed episodi da poter inserire nel suo romanzo.
Alla fine della stesura era assolutamente convinto che fosse una storia speciale, ma i suoi editori non erano d’accordo. Dickens quindi firmò con loro un accordo che prevedeva che egli stesso avrebbe pagato tutti i costi di produzione e la Chapman & Hall avrebbe incassato i diritti sulle copie vendute. Gli editori avrebbero gestito le spese e le avrebbero detratte dai profitti di Dickens. Insisté molto affinché il libro fosse venduto al prezzo di cinque vecchi scellini (equivalenti a circa 25 euro di oggi), e che avesse una copertina rossa di alta qualità, il titolo in oro, le pagine bordate d’oro e incisioni a colori di uno dei migliori illustratori dell’epoca, John Leech. A questo si dovevano aggiungere i costi delle correzioni e del cambio di colore dei risguardi facendo salire le spese di produzione del libro alle stelle. A Christmas carol uscì il 17 dicembre 1843, sette settimane dopo dal giorno in cui Dickens lo aveva cominciato a scrivere, con buone recensioni e la prima stampa di seimila copie andò esaurita in poco tempo, come le numerose ristampe successive. Il titolo per intero fu A Christmas Carol, in Prose. Being a Ghost-Story of Christmas e nella traduzione in Italia è conosciuto anche come Ballata di Natale o Racconto di Natale. Fu anche in malo modo copiato e questo portò Dickens a dover sostenere molte spese legali per le citazioni in tribunale verso i plagiatori che gli costarono ben cinque cause. Il romanzo è uno degli esempi di critica di Dickens alla società oltre a essere diventata una delle più famose e commoventi storie sul Natale nel mondo. Protagonista il vecchio e tirchio Ebenezer Scrooge, visitato nella notte di Natale da tre spiriti (il Natale del passato, del presente e del futuro), preceduti da un’ammonizione dello spettro del defunto amico e collega Jacob Marley e che, dopo tale episodio, si converte e diventa l’uomo più solidale e generoso. Una storia che ha fatto commuovere, sognare, emozionare tutti, grandi e piccini.
Giornalista