Il 18 marzo del 37 d.C. Gaio Giulio Cesare Germanico, figlio di Germanico e di Agrippina, meglio conosciuto come Caligola, venne acclamato Princeps dal Senato, a seguito della morte di Tiberio a Miseno, avvenuta due giorni prima. Nel suo testamento redatto nel 35 d.C., Tiberio aveva in realtà nominato eredi, alla pari, Caligola e Tiberio Gemello, suo nipote in linea diretta, rinunciando di fatto a risolvere il problema della successione e, nei successivi due anni, non si curò affatto delle possibili conseguenze. Alla morte di Tiberio, Tiberio Gemello aveva appena diciassette anni, mentre Caligola godeva già dell’appoggio del prefetto, del pretorio Macrone e del sostegno dei soldati, in quanto figlio dell’amatissimo Germanico. Quindi, dopo aver preso accordi con i consoli e gli esponenti più influenti dell’aristocrazia, Macrone fece annullare dal Senato il testamento di Tiberio, dichiarato incapace di intendere e volere e Caligola venne acclamato unico sovrano dell’Impero. A sua volta, quando Gemello assunse la toga virile, Caligola lo adottò come figlio ed erede e lo nominò principe della gioventù, costringendolo, in seguito, al suicidio con l’accusa di lesa maestà, perché tramava alle sue spalle. La stessa sorte toccò al prefetto del pretorio Macrone, che pure lo aveva aiutato, e che fu trasferito alla prefettura d’Egitto prima di ricevere l’ordine di suicidarsi.
Le fonti storiche hanno continuamente tramandato un’immagine dispotica di Caligola, stravagante, eccentrico e depravato. Una delle tante accuse che gli si fanno, è di aver dilapidato il patrimonio accumulato dal predecessore, anche se ciò avvenne anche per ottemperare ai lasciti testamentari stabiliti da Tiberio e per offrire al popolo giochi, denaro e cibo. Alcuni aspetti dimostrano che la sua amministrazione iniziale ebbe anche dei lati positivi, come la riduzione della tassa sulle vendite, la centesima rerum venalium, oltre alla realizzazione e ristrutturazione di alcune opere pubbliche. Negli ultimi tempi della sua vita diede certamente segni di squilibrio mentale, tanto da indurre a credere che soffrisse di una malattia degenerativa.
Giornalista