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Ebbe una certa importanza e incidenza da un punto di vista etico, culturale e religioso su tutta la comunità dell’Italia Meridionale
In questa giornata la Chiesa Cattolica ricorda e festeggia San Barbato di Castelvenere, l’apostolo del Sannio, vescovo di Benevento, morto il 19 febbraio 683, uomo dall’incrollabile fede e dall’immenso desiderio di aiutare il prossimo. Sono poche le notizie certe: pare sia nato intorno al 602 nel piccolo borgo del beneventano. Le prime notizie certe della sua vita si hanno da quando diventò vescovo della città di Benevento, nel 664.
Ebbe una certa importanza e incidenza da un punto di vista etico, culturale e religioso su tutta la comunità dell’Italia Meridionale che in quel periodo era sicuramente in una situazione critica. Egli, infatti, riuscì nell’impresa di ristrutturare tutta l’organizzazione delle diocesi, ottenendo risultati straordinari, e diede una nuova disciplina alle parrocchie, facendosi carico lui stesso della gestione di alcune di esse che sembravano procedere in maniera sregolata, come quella di Telesia. Nel 668 unì la diocesi beneventana con quella di Monte Sant’Angelo, sul promontorio del Gargano, formando una sorta di metropoli della quale lui fu guida per oltre diciotto anni.
Tra le principali opere di San Barbato c’è senza ombra di dubbio la vicenda che lo vedeva in grado di convertire i Longobardi al Cristianesimo. I Longobardi, infatti, benché fossero battezzati, adoravano ancora gli idoli come la vipera d’oro e gli alberi sacri. Ove fu tagliato il Noce delle streghe, il Santo fece erigere un tempio con il nome di Santa Maria in Voto.