“Forse è arrivato proprio il momento di mettere le fiabe per iscritto; coloro che devono tramandarle, infatti, si fanno sempre più rari […]“ Queste parole sono tratte dalla Prefazione delle Kinder – und Hausmärchen, o Fiabe, la più famosa raccolta di favole al mondo, pubblicata per la prima volta il 20 dicembre 1812. I fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, nati entrambi in una cittadina tedesca dell’Assia, raccolsero più di 200 testi provenienti dalle tradizioni orali e scritte e le loro Fiabe rappresentano, a livello universale, la collezione classica delle favole della letteratura mondiale. È il libro più letto e diffuso al mondo ed è stato tradotto in oltre 160 lingue e dialetti di tutti i continenti. Nella prefazione alle Fiabe, i fratelli Grimm ci dicono anche che, “[per quanto riguarda il modo in cui [hanno] condotto la raccolta, [sono stati] guidati [da] fedeltà e verità. Nulla di [loro], infatti, [hanno] aggiunto, nessun abbellimento apportato a situazioni o tratti di queste favole, bensì [hanno] riportato il loro contenuto tale e quale l’aveva[no] ascoltato […]“. Si tratta di un’antologia di fiabe raccolte tra il 1812 e il 1815.
I due fratelli furono due filologi e grandi appassionati e sostenitori di linguistica, e in special modo si occuparono della ricostruzione storica della lingua tedesca, ma comunque si dedicarono ampiamente alla trascrizione di miti e leggende dell’area germanica. Le Fiabe dei fratelli Grimm non sono, comunque, tipicamente tedesche ma, ad esempio, alcune provengono dalla tradizione latina, precisamente dall’Italia e dalla Francia. La prima edizione italiana delle Cinquanta novelle dei fratelli Grimm fu edita nel 1897 dalla Casa editrice Hoepli e registrò un immediato successo editoriale, tanto che venne ristampato ogni quattro – cinque anni. Nel 1943 comparvero le Nuove novelle con le illustrazioni di Vittorio Accornero. Tante edizioni diverse lasciano presupporre che vi siano state tante differenze stilistiche della stesse fiabe in edizioni diverse, modifiche che non si trovano unicamente nello “stile” delle singole fiabe, ma anche nel numero delle fiabe stesse: si passa dalle poche decine dell’edizione del 1812, alle 170 della seconda fino alle 210 dell’ultima. Anche la famosa formula “C’era una volta…” fece il suo ingresso solamente alla seconda edizione, evitando che la narrazione cominciasse in modo brusco ma dando similitudine e attesa a ogni incipit.
Così come furono scritte inizialmente avevano spesso dei toni fortemente drammatici e violenti che nel tempo sono stati celati o comunque modificati anche perché col passare degli anni, l’età dei destinatari di tali racconti si è di molto abbassata: da un pubblico adulto, queste storie mano mano si sono indirizzate a un pubblico sempre più giovane, fino ad arrivare ai bambini, e con ciò la necessità di effettuare numerose censure. Le fiabe dei fratelli Grimm sono un vero e proprio dipinto del paesaggio del tempo in cui presero vita elementi fantastici come il bosco, il lupo, la strega malvagia. Cenerentola, Biancaneve, Raperonzolo, Cappuccetto Rosso, Il gatto con gli stivali sono solo alcuni dei personaggi che hanno accompagnato l’infanzia di intere generazioni e inizialmente nelle loro storie si trovavano goblin, troll, lupi, streghe e tanto sangue, ambientate in luoghi oscuri e tenebrosi. Il male era dappertutto, era oltre il bosco ad aspettare Cappuccetto Rosso, era nella casa delle leccornie di Hansel e Gretel, era nella torre che imprigiona Raperonzolo. Le Fiabe del focolare dei Grimm ci raccontano che per arrivare al bene e al “vissero tutti felici e contenti” bisogna soffrire e sopportare qualsiasi cosa. Eppure queste che conosciamo sono le versioni edulcorate per il pubblico di ora. Di certo inizialmente, non ci trovavamo di fronte a storie della buonanotte da leggere ai nostri bambini sonnolenti.
Giornalista