Luigi Vanvitelli fu la mente del grandioso progetto architettonico
Era il 1750 quando il re di Napoli, Carlo di Borbone, che dopo nove anni sarebbe diventato re di Spagna col nome di Carlo III, volle che fosse realizzata una grande e magnifica reggia, talmente bella da poter competere con le altre residenze reali sparse per l’Europa, senza nulla dover invidiare a queste, deciso a dimostrare la grandezza del proprio Regno. Egli riteneva che la città di Napoli non fosse facilmente difendibile in caso di attacco perché era affacciata direttamente sul mare, per cui vi fu la scelta del sito sul quale erigere la splendida residenza reale che ricadde sulle pianure casertane, a una ventina di chilometri dalla capitale del Regno.
Per la realizzazione di un’opera così ingegnosa e importante il sovrano incaricò l’architetto romano Nicola Salvi, artefice in passato della Fontana di Trevi, che però diede un netto rifiuto alla richiesta; ecco che, come seconda scelta, la richiesta venne fatta all’estroso architetto e pittore napoletano Luigi Vanvitelli, uno dei più grandi interpreti del Rococò, a quel tempo impegnato nel restauro della basilica di Loreto, che progettò una residenza sfavillante e incredibilmente scenografica.
La posa della prima pietra risale al 20 gennaio 1752, giorno del trentaseiesimo compleanno di Carlo di Borbone, e lo svolgimento dei lavori più pesanti venne affidato ai Barbareschi, un gruppo di operai provenienti dal Nord Africa. Purtroppo Vanvitelli non riuscì a vedere completato il suo progetto in quanto morì nel 1773 mentre la Reggia di Caserta, la Versailles italiana, fu completata solo nel 1845, grazie a suo figlio Carlo e all’intervento di altri architetti.
Giornalista