Nella tarda mattinata del 20 luglio 1944 Claus Von Stauffenberg, tenente colonnello dell’esercito nazista tedesco, si diresse al Wolfsschanze, che letteralmente vuol dire “nascondiglio del lupo”, un grande quartier generale di Adolf Hitler nascosto nella foresta prussiana, dove oggi c’è la Polonia nordorientale. Il Wolfsschanze era strettamente sorvegliato e quella mattina era in programma una riunione di Hitler con l’alto comando dell’esercito, a cui Stauffenberg era invitato. Ci andò con una valigia che posò nella stanza da cui poi uscì, scusandosi. Una valigia che conteneva una bomba che, poco dopo, esplose. Si trattò di uno degli attentati più famosi della storia, conosciuto come il “Complotto di luglio” oppure con il nome che gli diedero gli attentatori, “Operazione Valchiria”. Un vero e proprio fallimento. Una volta piazzata la valigia nelle vicinanze di Hitler, Stauffenberg uscì e assistette all’esplosione per essere sicuro della morte del leader nazista. Poi andò a Berlino per incontrarsi con gli altri cospiratori e completare il colpo di stato prendendo possesso del quartier generale dell’Oberkommando. Cosa andò storto? Poco prima dell’esplosione uno degli ufficiali presenti in sala spostò la valigia con un piede verso il lato più lontano del tavolo attorno al quale erano riuniti, salvando Hitler. Piuttosto, morirono tre ufficiali e lo stenografo della riunione, ma Hitler riportò solo un timpano perforato e ferite lievi.
Il fallimento del colpo di Stato portò all’arresto di circa 5.000 persone, molte delle quali giustiziate o internate nei lager. L’esecuzione delle prime condanne avvenne nel carcere di Plötzensee, a poche ore dalla lettura della sentenza, come Hitler stesso aveva richiesto quando aveva preteso che i colpevoli venissero “impiccati e appesi come bestiame al macello”. La vendetta si consumò come preteso dal dittatore: i condannati vennero impiccati con cappi fatti di corde di pianoforte e i loro corpi furono appesi a ganci da macellaio. Altri congiurati furono arrestati e giustiziati il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg. I parenti dei congiurati arrestati secondo le norme del Sippenhaft, vennero internati nei campi di concentramento e, mano a mano che gli alleati avanzavano, vennero spostati da un campo all’altro fino alla loro liberazione.
Giornalista