Avrebbe compiuto i suoi 16 anni dieci giorni dopo quel 20 ottobre 1976 in cui fece il suo esordio nell’Argentinos Juniors, pronto a entrare nella storia. Diego Armando Maradona, in quella partita di campionato contro il Talleres di Cordoba, entrò all’inizio del secondo tempo al posto di Ruben Anibal Giacobetti con la maglia numero 16. Il tecnico Juan Carlos Montes lo incitò così: “Vai Diego, gioca come sai”.
Maradona lo prese in parola e si presentò facendo tunnel al primo avversario, nella fattispecie Juan Domingo Patricio Cabrera. Tutto il resto è storia. La storia di un mito, di una leggenda vivente del calcio mondiale. Dal Boca Juniors al Barcellona, dal Napoli al Siviglia, fino al Newell’s Old Boys. Quattro mondiali in nazionale argentina (1982, 1986, 1990, 1994), una volta campione del mondo, quella volta nella cui finale, Messico 1986, segnò durante la stessa partita il goal del secolo e quello con “la manita de Dios”.
Mai un Pallone d’oro perché fino al 1994 il premio era riservato ai giocatori europei, nel 1995 vinse il Pallone d’oro alla carriera. Miglior giocatore, insieme a Pelé, del XX secolo e miglior calciatore argentino di sempre, giocatore del secolo, è sempre stato considerato uno dei personaggi più controversi ed eccentrici della storia del calcio.
Dalla cocaina alla positività al test dell’antidoping, dopo il suo ritiro ufficiale nel 1997, Maradona, cresciuto nel quartiere povero di Villa Fiorito e giocatore nato in strada, ragazzino che con i pochi soldi che racimolava giocando a calcio doveva mantenere la sua famiglia, fin da bambino è stato definito all’unanimità giocatore divino.
Nel 1984 portò novità, attesa, clamore ed euforia a Napoli: il suo arrivo fu considerato la svolta per la società calcistica partenopea e il calore dei tifosi venne subito ricambiato dall’amore che sempre Maradona manifestò nei confronti di quella che diventò la sua seconda patria. È proprio a Napoli che raggiunse i suoi traguardi più prestigiosi: due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa e una Supercoppa italiana. Oggi si parla spesso di lui come di un uomo grasso, indebolito, con una vita sregolata, si parla dei suoi figli e delle sue paternità, delle sue donne e della sua onestà nei loro confronti ma nessuno può dimenticare la leggenda che “El Pibe de Oro” è stata e che rimarrà.
Così dice di lui il tecnico Ryan Giggs: “Il migliore di tutti i tempi è Maradona. L’ho ammirato ai Mondiali del 1986 e 1990 e nell’arco di tutta la sua carriera. Oggi ci sono tanti top-player, come Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, ma le cose che ho visto fare a Maradona non le ho mai viste fare a nessuno altro”.