“And the Oscar goes to… Roberto”! Credo che nessuno riesca a dimenticare l’esultanza di Sophia Loren in quel momento. Esattamente ventiquattro anni fa, il 21 marzo 1999, la bellissima attrice italiana chiamò entusiasta sul palco Roberto Benigni, per consegnargli la celebre statuetta dell’Academy Awards di Los Angeles. La vita è bella, il film dell’attore e regista toscano dedicato ai campi di concentramento nazisti e al sacrificio di un padre ebreo che fa di tutto per riuscire a tenere nascosto l’orrore dei lager al figlioletto, permettendogli di scampare, commosse la giuria del premio cinematografico più prestigioso del mondo. Una storia d’amore per la vita è per la propria famiglia, un lieto fine nella tragedia. Tre i premi conquistati dalla pellicola italiana, che vide Benigni nella duplice veste di attore e regista: Miglior film straniero, Miglior attore protagonista, Benigni stesso, e Migliore colonna sonora, grazie alle superlative musiche composte da Nicola Piovani.
Sono passati ventiquattro e La vita è bella resta ancora oggi uno dei capolavori del cinema dedicato alla folle crudeltà dell’Olocausto. Il titolo di questa immensa pellicola cinematografica venne inizialmente scelto dagli autori e da Benigni stesso per indicare l’assoluta volontà del protagonista di ricercare la felicità, anche nelle situazioni estremamente drammatiche. Fu poi il casuale ritrovamento della frase “La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore” di Lev Trotsky e della citazione “Io pensavo che la vita fuori era bella, e sarebbe ancora stata bella, e sarebbe stato veramente un peccato lasciarsi sommergere adesso” di Primo Levi nell’opera Se questo è un uomo, a decretarlo come titolo definitivo. Alla sua uscita, in Italia incassò la cifra record di 92 miliardi di lire ed è tutt’oggi il film italiano di maggiore incasso di sempre, oltre a essere una delle pellicole italiane più apprezzate e popolari nel mondo.
Giornalista