Accadde oggi: 21 settembre 19 a.C., la morte di Publio Virgilio Marone

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Il mantovano di nascita Publio Virgilio Marone morì a Brindisi il 21 settembre 19 a.C.. Fu un grandissimo nome della letteratura latina che visse gran parte della sua esistenza nella città di Napoli, che inizialmente scelse per intraprendere i suoi studi filosofici. Fu proprio a Napoli che compose le Bucoliche, una raccolta di dieci componimenti che lo portò a un deciso successo. Entrò in contatto con Mecenate e partecipò attivamente al suo circolo. Qualche anno più tardi Virgilio, sempre a Napoli, compose le Georgiche, poema didascalico sul lavoro dei campi, sull’arboricoltura, sull’allevamento e sull’apicoltura come metafora di un’ideale società umana. Fu considerato, per il suo senso sublime dell’arte e per l’influenza che esercitò nei secoli, il massimo poeta di Roma, interprete più completo e più schietto del grandioso momento storico che, dalla morte di Giulio Cesare condusse alla fondazione del Principato e dell’Impero a opera di Augusto.

Fu molto vicino all’imperatore e i suoi biografi medievali infatti ci narrano che fu egli stesso a proporre ad Augusto di costruire un acquedotto, proveniente dalle sorgenti nei pressi di Serino, in Irpinia, che potesse servire questa e anche altre città, come Nola, Avella, Pozzuoli e Baia. Inoltre, sembra che abbia anche esortato Augusto a creare per Napoli una rete di pozzi e fontane per l’approvvigionamento idrico, un sistema fognario di cloache e complessi termali terapeutici a Baia e Pozzuoli, per cui fu anche necessario scavare un traforo nella collina di Posillipo, l’odierna Grotta di Posillipo, nota per tale motivo fino al XIV secolo come Grotta di Virgilio. Infine, per sua volontà, in quanto filosofo neopitagorico e mago, fece installare due sculture di teste umane in marmo, una maschile e allegra, l’altra femminile e triste, sulle mura della città partenopea, più precisamente ai lati della porta di Forcella al fine di fornire un presagio casuale, fausto o infausto, per i cittadini di passaggio. In seguito, nel periodo aragonese, le teste furono trasferite nella lussuosa villa reale di Poggioreale, ma andarono poi perdute a causa della distruzione del complesso. La fama del poeta dopo la sua morte fu talmente grande da essere considerato una vera e propria divinità per il popolo napoletano, che vide in Virgilio il suo secondo patrono e lo spirito protettore di Napoli. Il ricordo del poeta nel popolo napoletano rimase ed è sempre vivo.