“Allora per la scala della terra sono salito, fra gli atroci meandri delle selve sperdute, sino a te, Machu Picchu. Alta città di pietre a scalinata, dimora degli esseri che il terrestre non poté celare nelle vesti assonnate”.
Alte, le parole di Pablo Neruda nella descrizione di quella che è considerata una della sette meraviglie del mondo moderno: Machu Picchu, l’antica città inca, costruita a oltre 2.400 metri d’altitudine, sulla cima di una montagna che domina la valle dell’Urubamba, in Perù. Una città realizzata interamente in granito biancoazzurro, sotto l’Imperatore Pachacutec nel XV secolo, che rimase popolata fin quasi alla metà del Cinquecento, finché l’invasione degli spagnoli indusse gli abitanti a trasferirsi. Certamente la posizione isolata del villaggio poteva garantire una relativa tranquillità, in ogni caso si diede corso allo spopolamento. Dopo l’evacuazione, rimase abbandonata e presto la sua ubicazione cadde nell’oblìo. Fu un archeologo ed esploratore statunitense a riportare alla luce questo scrigno dell’antica civiltà Inca che, tra il 1200 e il 1500, costruì un grande impero nella regione delle Ande, compresa tra Cile, Colombia, Ecuador e Perù. Hiram Bingham cominciò ad appassionarsi alle antiche civiltà precolombiane, come gli Aztechi, i Toltechi, i Maya, i Chibcha e gli Inca, dopo aver ottenuta la cattedra di Storia Sudamericana all’Università di Yale. Fu organizzata una spedizione dall’ateneo che portò alla sensazionale scoperta il 24 luglio 1911.
La sensazionale scoperta fu esaltata da un fotoreportage sulla celebre rivista National Geographic, e affascinò tutto il mondo, dando inizio alla grande fortuna turistica dell’area. La località è universalmente conosciuta sia per le sue imponenti e originali rovine, sia per l’impressionante vista che si ha sulla sottostante valle dell’Urubamba, circa 400 metri più in basso. Il complesso è diviso in due grandi zone, la zona agricola e la zona urbana ed entrambe le parti son separate da un muro, un fosso e una scalinata. I terrazzamenti si presentano come grandi scale e rappresentano la zona agricola, divisi da un muro di 400 metri dalla zona urbana. In questa si riconoscono laboratori, cucine, abitazioni, il tempio del Sole, la residenza reale e altre tipologie di costruzioni, anche agglomerate. Un sito che è diventato un sogno per chi ama l’archeologia e le antiche civiltà, da segnare tra i propri viaggi dei desideri.
Giornalista