Sono trascorsi nove anni e la famiglia di Giulio continua a chiedere alle istituzioni verità e giustizia
Il 25 gennaio 2016 Giulio Regeni aveva appuntamento con l’amico Gennaro Gervasio, in un caffè del centro del Cairo alle 20:30, ma mai vi arrivò. Le sue ultime tracce sono quelle di un messaggio inviato alla fidanzata, “Sto uscendo” alle 19:41.
Giulio Regeni era un ricercatore italiano di 28 anni che raggiunse il Cairo per svolgere una tesi di dottorato sui sindacati indipendenti egiziani, torturato per nove giorni e infine abbandonato senza vita ai margini della Desert road, una superstrada che collega la capitale ad Alessandria.
Sono trascorsi nove anni e la famiglia di Giulio continua a chiedere alle istituzioni verità e giustizia. Pochi giorni fa nell’aula bunker del carcere di Rebibbia si è svolta una udienza del processo contro gli 007 egiziani accusati della morte di Giulio, il generale Tariq Sabir e gli ufficiali Athar Kamal, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdel Sharif. La mamma, nella sua testimonianza, ha raccontato di aver visto tanta brutalità utilizzata sul suo corpo.
Giornalista