Accadde oggi: 7 gennaio, l’adozione del tricolore italiano

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“Raccolgaci un’unica bandiera, una speme”, scrisse Goffredo Mameli nel 1847 nel suo Canto degli Italiani.

Era il 7 gennaio 1797 quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decretò che “si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”. Ma perché proprio questi tre colori?
Nell’Italia del 1796 le numerose repubbliche di ispirazione giacobina adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, ispirandosi al modello francese del 1790. Anche i reparti militari italiani, costituiti per affiancare l’esercito di Napoleone, ebbero stendardi che riproponevano la medesima fattezza. I vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano i colori bianco, rosso e verde, fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione: il bianco e il rosso, infatti, comparivano già nell’antichissimo stemma comunale di Milano, sotto forma di croce rossa su campo bianco, mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese. Gli stessi colori furono poi adottati anche negli stendardi della Legione Italiana.

Durante il Risorgimento la bandiera venne avvertita non più come simbolo militare, ma come stemma del popolo, in nome delle libertà conquistate. Nei tre decenni successivi al Congresso di Vienna, il vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò a essere innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte mazziniane, nell’impresa dei fratelli Bandiera, nelle sollevazioni negli Stati della Chiesa. In ogni angolo d’Italia, il verde, il bianco e il rosso esprimevano una comune speranza, che accese gli entusiasmi della gente e ispirò i poeti: “Raccolgaci un’unica bandiera, una speme”, scrisse Goffredo Mameli nel 1847 nel suo Canto degli Italiani.