Oggi viene ricordata la nascita di Giuseppe Ungaretti, sublime poeta che nacque 135 anni fa, l’8 febbraio 1888, ad Alessandria d’Egitto. Era figlio di due lucchesi non proprio benestanti e, quando rimase orfano di padre, grazie all’impegno materno, riuscì a completare gli studi universitari presso la Sorbonne di Parigi. Lì conobbe Pablo Picasso e cominciò un’amicizia fraterna con Guillaume Apollinaire. Con la guerra del 1915 fu chiamato al fronte, esperienza che influenzò notevolmente la sua poesia.
A tal proposito, memorabile è Soldati del 1918
“Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie”.
Ungaretti era favorevole all’intervento nella Grande Guerra e appoggiò il pensiero di Mussolini. È considerato un poeta rivoluzionario, colui che aprì la strada all’ermetismo e il fascino che è riuscito a trasmettere nei suoi milioni di lettori sta, innanzitutto, nell’aver saputo esprimere i suoi sentimenti in poche rime brevi.
La sua vita fu particolarmente segnata dalla morte del fratello e da quella del figlioletto di soli nove anni. Quest’ultimo episodio fu il momento più drammatico del cammino di questo grande poeta, raccontato ne Il Dolore: la morte in Brasile del figlioletto Antonio che ha segnato definitivamente il pianto dentro del poeta, che ritroviamo anche nelle raccolte successive, e che non ha smesso più d’accompagnarlo. Ciò non lo distolse da un’illustre carriera artistica, costellata da riconoscimenti letterari e onorificenze politiche da ogni parte del mondo. Uomo semplice, sapeva guardare oltre le apparenze, cogliere l’essenza della vita ed esprimerla attraverso parole e concetti incisivi, essenziali e sublimi. A riconoscere in Ungaretti il poeta che per primo era riuscito a rinnovare formalmente e profondamente il verso della tradizione italiana, furono soprattutto i poeti dell’ermetismo che, all’indomani della pubblicazione del Sentimento del tempo, salutarono in Ungaretti il maestro e precursore della propria scuola poetica, iniziatore della poesia “pura”. Da allora, la poesia ungarettiana ha conosciuto una fortuna ininterrotta. A lui, assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, molti poeti del secondo Novecento hanno guardato come un imprescindibile punto di partenza.
Giornalista