Imola, Autodromo Enzo e Dino Ferrari, 9 luglio 2015. Gli AC/DC riuscirono a battere numerosi record, radunando una folla oceanica in occasione della loro unica data italiana. Una data attesissima che diede il consenso sperato, con un pubblico che rese il giusto tributo a una band leggendaria, tra le più grandi dell’intera storia del rock. Alle 21 l’interno dell’autodromo era impressionante, pieno di gente e corna illuminate: una distesa di 92 mila persone, o più, si estendeva dal pit antistante il palco fino alla cima della Rivazza. Un palcoscenico che era una grande volta a botte sormontata da un grande, bellissimo paio di corna. Rock Or Bust venne anticipata da scenografici fuochi d’artificio annuncianti l’arrivo del gruppo australiano. Due capolavori come Shoot To Thrill e Back In Black scatenarono definitivamente i presenti che saltavano, ballavano, si abbracciavano e urlavano.
Eppure il ritmo della prima parte del concerto non fu altissimo. Si sentiva, evidentemente l’età della band, e il pubblico, a parte con i grandi classici, fu poco partecipativo. Gli AC/DC scelsero di fare pause di circa trenta secondi dopo ogni canzone per riprendere fiato e questo non aiutò a mantenere alto il ritmo e l’entusiasmo degli spettatori. La seconda parte di scaletta, invece, vide un cambio di rotta. La band risultò più aggressiva. La conclusione con Whole Lotta Rosie e Let There Be Rock lasciò senza parole, grazie all’interminabile assolo di Angus Young, che riuscì a inchiodare a sé gli occhi e le orecchie di tutti, grazie ai suoi formidabili riff. Angus fu certamente il dominatore incontrastato della serata, il vero protagonista. Gli AC/DC erano assenti dai palcoscenici italiani da ormai quasi cinque anni, ossia dall’estate 2010, quando si esibirono in una performance nello Stadio Friuli di Udine.
Giornalista