Era il maggio di quarantacinque anni fa, pienamente negli Anni di Piombo, un mese che venne scosso da due eventi terribili e simili, improvvisi: l’uccisione di Peppino Impastato, per mano della mafia, e il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, in via Caetani a Roma. Impastato e Moro erano due simboli di un’Italia che lottava contro il male, contro due mali, la mafia e il terrorismo. Due personaggi che fecero il loro incontro simbolico, il 9 maggio 1978. Addirittura, la notizia della morte di Peppino, che avvenne la notte tra l’8 e il 9 maggio, la mattina seguente riuscì a passare quasi inosservata poiché, proprio in quelle ore, veniva restituito il corpo senza vita di Aldo Moro. Due tragiche morti, due tragici destini, distinti e uniti.
PEPPINO IMPASTATO – La vita di Peppino Impastato è percorsa da un’attività politica molto intensa. Era siciliano, nato a Cinisi, in provincia di Palermo, da una famiglia mafiosa. Eppure, da ragazzo ruppe tutti i legami con il padre e cominciò a condurre le sue lotte insieme ai contadini a cui furono espropriate le terre per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo. Nel 1976 fondò Radio Aut, una radio libera, autofinanziata, con cui denunciava i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candidò nelle file di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, ma nel corso della campagna elettorale, proprio nella notte tra l’8 e il 9 maggio, venne assassinato. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votarono il suo nome, riuscendo a eleggerlo simbolicamente al Consiglio comunale. Il cadavere di Impastato venne imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani, tanto che inizialmente la sua morte venne scambiata per un suicidio. Solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia, morta il 7 dicembre 2004, a 88 anni, e del fratello Giovanni, fecero emergere la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta nel maggio del 1984 dal Tribunale di Palermo. Nel maggio del 1992 i giudici decisero l’archiviazione del caso, ma nel 2002 Badalamenti fu condannato all’ergastolo come mandante. A far conoscere la figura di Impastato al pubblico è stata anche la pellicola del 2000 I cento passi del regista Marco Tullio Giordana, ricordando la distanza che separava, a Cinisi, la casa degli Impastato da quella dell’assassino.
ALDO MORO – Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo Governo guidato da Giulio Andreotti, venne intercettata la Fiat 130 che trasportava Moro, 61enne, dalla sua abitazione alla Camera dei Deputati. Si trattava di un commando delle Brigate Rosse che notò l’auto all’incrocio tra via Mario Fani e Via Stresa. Gli uomini delle BR uccisero, in pochi secondi, i cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana. Lunga fu la prigionia, ben cinquantacinque giorni, finché il 9 maggio il corpo di Aldo Moro venne ritrovato nel baule posteriore di una Renault 4 rossa, a Roma, in via Caetani. A segnalare la presenza del cadavere fu una telefonata del brigatista Valerio Morucci. Con la Legge numero 56 del 2007, la giornata del 9 maggio è stata dedicata a “tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice”.
Giornalista