L’inizio del processo di democratizzazione dopo la Guerra Fredda
All’alba del 13 agosto 1961, le unità armate della Germania dell’est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest iniziando a costruire il muro insuperabile che avrebbe attraversato tutta la città e che inizialmente separò per sempre famiglie e amicizie, lasciando entrambe le metà della città nello sconforto più assoluto. Non solo a Berlino, in tutta la Germania il confine tra est e ovest diventò una trappola mortale. I soldati della DDR avevano l’ordine di sparare su tutti quelli che cercavano di attraversare la zona di confine che con gli anni fu attrezzata con dei macchinari sempre più terrificanti, con mine anti-uomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione e addirittura con degli impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva intorno alla “striscia della morte”.
Il Berliner mauer, muro di Berlino, divise la città fino al 9 novembre 1989, giorno in cui il governo tedesco-orientale si vide costretto a decretare la riapertura delle frontiere con la repubblica federale.
Oggi non è rimasto molto del Muro: l’abbattimento ufficiale iniziò il 13 giugno 1990. I blocchi di cemento che lo costituirono, furono distrutti e poi utilizzati per la costruzione di strade. 250 di questi furono messi all’asta e alcuni punti del muro sono tutt’oggi molto visitati dai turisti, qualcuno molto noto per l’arte dei murales.
Il Muro ebbe, ovviamente, un forte impatto emotivo, sociale e culturale, non solo sui cittadini di Berlino o della Germania, ma anche nel resto del mondo. Oggi il suo crollo rappresenta il diritto alla libertà dei popoli oppressi, vittime di totalitarismo.
Giornalista