Il tabacco protegge il virus attraverso la nicotina? Se lo è chiesto in Francia il professor Jean-Francois Delfraissy, direttore del comitato scientifico che affianca il presidente Emmanuel Macron e il Governo nella lotta al Covid-19. L’idea che il fumo possa proteggere da una malattia che, nei casi gravi, attacca i polmoni, è assolutamente controcorrente. È probabilmente assurda. In Francia, da anni, le autorità conducono una vera e propria crociata contro la sigaretta e un solo pacchetto ha visto salire il suo prezzo addirittura fino a 10€. Secondo Delfraissy, tra i malati gravi non vi sarebbero accaniti fumatori e in uno studio condotto su 7.000 pazienti di Covid-19 negli Stati Uniti, soltanto l’1,3% sono fumatori. “Il tabacco – aggiunge l’ex pneumologo – non sarà però mai una soluzione per il Covid-19, significherebbe affrontare una polmonite col kalashnikov. Bisogna sempre smettere di fumare, la sigaretta non sarà mai qualcosa di positivo”.
Eppure, secondo quanto affermato dall’Istituto Superiore di Sanità i fumatori potrebbero essere più vulnerabili a contrarre l’infezione rispetto ai non fumatori. Questa maggiore vulnerabilità deriverebbe dall’atto stesso del fumo, in cui le dita, ed eventualmente le sigarette contaminate, arrivano a contatto con le labbra. Questo aumenta la possibilità di trasmissione del virus dalla mano alla bocca. I fumatori, inoltre, a causa del fumo possono anche avere una malattia polmonare sottostante. O una ridotta capacità polmonare e questo aumenterebbe notevolmente il rischio di sviluppare forme di malattia gravi, come la polmonite.