Si sono ritrovati, improvvisamente, a dover restare chiusi in casa, i più piccoli non trovavano motivazione plausibile, nonostante non se ne siano posti particolarmente il problema, mentre i più grandi hanno accompagnato il tutto con qualche ansia captata dalle notizie apprese alla TV o dai discorsi fatti da mamma e papà che comunque, prontamente, cercavano di rendere loro più “digeribili” e facili da assimilare. All’improvviso, non sono andati a scuola: bella notizia, in principio, quando si pensava a una lunga vacanza dai banchi e dalle maestre. Col tempo, la scuola è iniziata a mancare, i bambini hanno cominciato a manifestare la loro insofferenza dall’allontanamento forzato da amici, parenti, cuginetti e dagli amati nonni: persino il confronto con le maestre è cominciato a diventare un porto sicuro che mancava dalla loro quotidianità. Per mesi sono rimasti chiusi in casa, non hanno nemmeno potuto approfittare di un’uscita per fare la spesa al vicino negozio di generi alimentari, né hanno potuto andare più in là dei loro balconi e, per chi era fortunato, dei loro giardini. Eppure, i bambini non hanno manifestato lo stesso spasmodico desiderio di uscire che hanno manifestato gli adulti. Si sono accontentati perché loro sanno sempre come ovviare a qualsiasi contrattempo.
Poi è arrivata la fase 2: libertà? Amici? Non proprio! Hanno ricominciato a vedere i nonni, ma niente abbracci e baci. Hanno cominciato a fare scuola, ma tramite un monitor, una connessione internet che va e viene, senza il calore di un compagno di banco con cui chiacchierare, e per la cui chiacchiera ricevere una sonora sgridata dalla maestra. Hanno cominciato a rivedere i bambini, a fare la partitella a pallone in piazza, ma sempre a distanza e rispettando tutte le regole. Sempre con la mascherina. Così, all’improvviso, questo oggetto è diventato parte integrante del loro abbigliamento. Un girotondo tra i bambini più piccoli? Certamente, purché senza darsi le manine. E quegli abbracci spontanei fra amiche del cuore? E come spiegare loro che, pur potendo andare al mare, non potranno fare giochi di gruppo, creare assembramenti sulle giostrine da spiaggia, dovranno rispettare orari, loro che al mare sono abituati a stare anche fino a tardi in riva al mare? Come spiegare loro che le piscine non verranno utilizzate come negli altri anni e che saranno tante le limitazioni anche per eventuali vacanze che faranno insieme a mamme e papà?
Si è parlato molto poco dei bambini, in realtà, e per fortuna il Decreto Rilancio ha previsto servizi ludici e incentivi, con disposizioni di sicurezza, per permettere loro di partecipare ad attività ricreative. Ma una cosa è certa: i bambini sono stati certamente i vincitori di questo stressante periodo. Hanno visto stravolgere le loro abitudini e certezze, e se noi adulti stiamo facendo fatica a adattarci, loro hanno dimostrato che adattarsi non è affatto difficile. Certo, le loro emozioni nel non rivedere i compagni di scuola perché, a settembre, cominceranno un nuovo percorso scolastico, le loro delusioni nel non poter andare a passeggio mano nella mano con i nonni non sono certamente cosa di poca importanza: eppure, sapientemente hanno saputo dimostrare che adattarsi è possibile e che è ancora più possibile trovare la soluzione al problema. Se noi adulti ci stiamo fasciando la testa su come sarà e cosa si farà, loro la soluzione la stanno già mettendo in atto, con un proprio, personale piano B.
Giornalista