Iesce: “Dpcm, corto circuito tra Regioni e Governo”

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Nota Stampa – Antonio Iesce 

Grande preoccupazione per l’aumento dei contagi. Sappiamo da mesi che dobbiamo convivere con il virus fino al vaccino, lo diciamo dalla scorsa primavera. Bisogna aumentare le terapie intensive, rafforzare i trasporti, tracciare meglio i contatti e investire sui tamponi. Tutte cose che andavano fatte prima, dicono i critici. Io invece dico: facciamole subito. Il miglior momento per piantare un albero era vent’anni fa… ma se non l’hai fatto, allora il miglior momento è oggi. Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto. Meno chiacchiere (specie di presunti esperti in TV), più concretezza. Per questo, se servono soldi – e servono – dire No al Mes è un errore politico e un danno. Per convivere con il virus, cari miei, servono (anche) i soldi. Mettiamocelo bene in testa che tutta l’emergenza sanitaria finirà definitivamente solo quando ci sarà il vaccino. E poi, dopo quella sanitaria, ci saranno altre emergenze… anzi già iniziano ad esserci! Pertanto bene ha fatto il Presidente De Luca a suggerire al Governo che in assenza di una misura restrittiva generale non ha senso adottare norme che mettono in ginocchio intere categorie. C’è bisogno però di un piano socio economico immediato, e sottolineo immediato, sul modello di quello approvato nei mesi scorsi dalla Campania a sostegno di famiglie, imprese e pensionati. Però  gli aiuti siano adeguati e immediati, senza burocrazie artificiose , senza populismi come quelli che fino ad oggi hanno impedito di utilizzare il Mes. Insomma senza perdere più tempo. Sto leggendo in queste ore il nuovo Dpcm firmato dal Presidente Conte, ecco una mia umilissima riflessione: ancora una volta non vengono ascoltate le Regioni. Da un lato si chiede di lavorare insieme facendo rete tra Governo, Regioni e Comuni e poi dall’altro non si viene proprio ascoltati. Un disastro totale secondo me! Sembra la nave di ‘Franceschiello’ che a prua combattono e a poppa non sanno niente. Spero che nelle prossime ore ci sia un ripensamento o un ridimensionamento di questo Dpcm, almeno regionale“.