“Tredici stelle a formare una corona”. È dal 31 maggio che inizia la Tredicina, una delle devozioni caratteristiche al Santo di Padova. Una devozione che ha origine dalla convinzione popolare che il Santo conceda ogni giorno ai suoi devoti ben tredici grazie e dal fatto che la festa ricorra proprio il 13 del mese, anniversario della sua morte avvenuta il 13 giugno 1231. Nacque a Lisbona, con il nome di Fernando Martins de Bulhões, fra il 1191 e il 1195, e, dopo essere entrato nell’ordine dei canonici regolari nel 1212, acquisendo una solida formazione biblica e teologica, venne sorpreso da un evento che risvegliò in lui l’ideale missionario di san Francesco d’Assisi: il martirio dei primi cinque francescani nella missione del Marocco. Entrò nei frati minori e partì missionario per il Marocco, con il nome di fra Antonio. Una tempesta però lo portò in Sicilia, e da lì ad Assisi. Continuò l’attività di predicatore, viaggiando in Italia settentrionale e nelle regioni francesi della Provenza e della Linguadoca, ove si parlava la lingua d’oc, parlando e predicando in ampie piazze e mercati, dato che le chiese non bastavano a contenere la folla che lo voleva ascoltare. Antonio fu fondatore a Bologna, con l’autorizzazione di Francesco d’Assisi, una scuola teologica per istruire i frati francescani.
Visse a Padova dal 1229 fino alla morte. Fu uomo di gesti di grande virtù., sapeva far convivere rigore e dolcezza. Giovanni Rigauld, suo biografo francese, disse che nonostante la carica di Guardiano “non sembrava affatto superiore, ma compagno dei frati; voleva essere considerato uno di loro, anzi inferiore a tutti. Quando era in viaggio, lasciava la precedenza al suo compagno… E pensando che Cristo lavò i piedi ai suoi discepoli, lavava anche lui i piedi ai frati e si adoperava a tenere puliti gli utensili della cucina“. È un santo molto noto perché si adoperò, soprattutto a Padova, per pacificare le fazioni politiche avverse. Fu canonizzato nel 1232 da papa Gregorio IX, nel 1256 proclamato patrono e protettore di Padova e nel 1946 dottore della Chiesa. Il centro del suo culto è la basilica eretta a Padova, sul luogo della sua tomba. Al Santo si attribuiscono numerosi miracoli, tra i quali un episodio di bilocazione a Padova e a Lisbona. Si ricordi anche la predica ai pesci e il miracolo della mula rimasta a digiuno per tre giorni che si inginocchiò di fronte all’ostensorio, favorendo la conversione del suo padrone precedentemente ateo. Sant’Antonio aveva fama anche di guaritore miracoloso e a lui ci si rivolge per cercare un oggetto smarrito.
Nell’iconografia è solitamente rappresentato con un giglio, simbolo di fedeltà e purezza dell’anima e del corpo, o con Gesù Bambino tra le braccia. E, infatti, ebbe una grande predilezione per i bambini. Non tutti sanno che dal 1799 al 1814, quindi per quindici anni, sostituì l’amato San Gennaro come patrono della città di Napoli, perché quest’ultimo fu accusato di essere un partigiano della democrazia repubblicana sconfitta, della libertà, dell’uguaglianza e quindi di essere amico dei giacobini. Viene comunemente chiamato Sant’Antonio da Padova nonostante fosse originario del Portogallo. Il suo nome viene affiancato alla città di Padova perché qui ha avuto luogo la sua attività più significativa. Tra l’altro è usanza che i frati prendano il nome di provenienza dal convento a cui appartengono. Soltanto in Portogallo egli è chiamato comunemente Santo António de Lisboa.
Giornalista