Con una politica attiva di Sviluppo Rurale, l’Unione Europea si propone di realizzare importanti obiettivi e puntare in alto per ciò che riguarda le nostre campagne e per coloro che vi abitano e vi lavorano. Si può ben dire che più del 91% del territorio UE, dove vive il 56% della sua popolazione, può essere definito “rurale”. Sono grandi e importanti le sfide che si ritrovano ad affrontare le zone rurali ogni anno, basti pensare che il reddito medio pro capite è inferiore a quello delle città, la base di competenze è più limitata e il settore dei servizi è certamente meno sviluppato. Gli Stati membri dell’UE e le regioni sono tenuti a ripartire i loro finanziamenti a favore dello sviluppo rurale.
Ammontano a oltre 3 miliardi di euro i finanziamenti erogati nel 2020 in favore dell’agricoltura attraverso i Programmi di Sviluppo rurale, cofinanziati dall’Ue grazie al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). Nel 2020 oltre 3 miliardi di euro sono stati destinati alle imprese per transizione green. A larghi passi, verso la green economy, dunque. Ricordo la definizione di economia verde nell’UNEP, il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite: “Un’economia che mira ad aumentare il benessere del genere umano, riducendo le disuguaglianze nel lungo termine e non esponendo le generazioni future a significativi rischi ambientali e a scarsità di risorse naturali”. Sono disponibili ancora 9 miliardi da utilizzare entro i prossimi tre anni. Gli investimenti fatti nel periodo 2014-2020 hanno avuto come obiettivo quello di accelerare il processo di transizione digitale ed ecologica del settore agricolo, in linea con le più recenti indicazioni europee e internazionali in materia di sostenibilità economica, ambientale e sociale. Una visione più smart per un progetto volto alla valorizzazione rurale e sostenibile.
Giornalista