In provincia di Benevento c’è un antichissimo borgo di cui parlò per primo Plutarco, associandolo all’epoca dei Sanniti e definendolo come la “metropoli più importante”: è Tocco Caudio. Il paese fu costruito su una collina lunga e stretta e la sua facile difendibilità e la posizione strategica lo resero ambìto centro da parte di diversi conquistatori che, durante i secoli, si impossessarono del paesino.
Nel 1446 si verificò il primo di una lunga serie di terremoti che segneranno il destino di Tocco che venne raso letteralmente al suolo, e fu in seguito ricostruito secondo uno schema urbano simile a quello precedente. Nonostante la riedificazione, il borgo perse prestigio, e divenne lentamente un centro periferico, non più abitato come in epoca medievale. Nel 1962 si verificò il primo dei tre importanti terremoti del XX secolo. Gli abitanti, grazie ai fondi stanziati dallo Stato Italiano, costruirono le proprie case lontano dal centro storico, anche se quest’ultimo rimase il fulcro della vita sociale cittadina. Il 23 novembre del 1980 Tocco Caudio fu colpito dall’importante sisma che sconvolse l’Irpinia, ma anche lo stesso Sannio, al quale seguì quello del 14 febbraio dell’anno seguente, che sancì la fine della vita sociale nell’antico borgo.
Oggi esistono due nuclei di Tocco Caudio. Il borgo antico, chiamato Tocco Vecchio, giace abbandonato e ormai invaso dalla natura, mentre il nuovo Tocco Caudio è a poca distanza, costruito con i fondi destinati alla ricostruzione del sisma e a iniziative private. La chiesa di San Vincenzo è ormai abbandonata e non più funzionante, ma il tetto crollato fu ricostruito all’inizio degli anni 2000, in modo che non si perdesse una memoria storica di così grande valore.
Giornalista