Benvenuti nel Sannio: il complesso monumentale di Santa Sofia (FOTO)

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Il complesso monumentale.
Foto di Guida Turistica del Sannio

La chiesa di Santa Sofia fu centro di culto e di potere nel Sannio, tanto da diventarne il fulcro spirituale. È una vera e propria gemma che rappresenta lo splendore del capoluogo sannita e, dal 25 giugno 2011, figura tra le meraviglie del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Ispirata alla Cappella liutprandea del Palazzo Reale di Pavia, rappresenta una delle più importanti testimonianze architettoniche della Longobardia Minor, fondata dal duca Gisulfo II e completata da Arechi II, genero del re Desiderio, non appena divenne duca di Benevento, che aveva pensato di destinare l’abbazia annessa alla chiesa alla fondazione di un monastero femminile, posto sotto la guida e protezione di sua sorella Gariperga, dell’autorità religiosa e politica di Cassino e di San Benedetto.

Si tratta di un tempio molto raccolto, con pianta circolare, che non supera i 24 metri di diametro. Al centro si innalzano sei colonne, con ogni probabilità prelevate dal tempio di Iside, che sostengono una cupola e formano un esagono. Le forme originarie furono riportate alla luce nel restauro del 1951. Costruita vicino a un’abbazia benedettina, Arechi II vi annesse una comunità di suore, anch’esse benedettine, incorporandola al Cenobio preesistente, intitolando il tutto a Santa Sofia, la Santa Sapienza, a somiglianza del più famoso tempio giustinianeo di Costantinopoli.

Il monastero annesso alla chiesa attuale fu costruito tra il 1142 e il 1176 dall’abate Giovanni IV, in parte con frammenti di quello precedente dell’VIII secolo, distrutto dal terremoto del 986. Il chiostro è certamente la più importante caratteristica, con una struttura romanico-campana arricchita da raffinato gusto arabo. Ha una pianta quadrangolare e, al centro del giardino, un capitello incavato che funge da pozzo. Le aperture del chiostro sono adornate da 47 colonne di granito, calcare e alabastro, testimonianza dell’unicità creativa dell’opera. I capitelli e i pulvini sono elaboratissimi, multisfaccettati, raffigurati dai soggetti più disparati: fogliame, allegorie, profili di figure umane e di animale, rappresentate nei momenti di maggiore intensità e vitalità. L’ex monastero è, insieme alla Rocca dei Rettori, sede del Museo del Sannio.