Benvenuti nel Sannio: il culto egizio a Benevento (foto)

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obelisco di piazza Papiniano risalente al I secolo, foto di Di Ciaccio

Benevento è solo storia sannita, romana e pontificia? Non proprio! Poche volte ci soffermiamo sui culti egizi che sin dall’antichità venivano seguiti e praticati nella città di Benevento. Al centro di piazza Paolo Emilio Papiniano, un obelisco egizi0 del I secolo d.C. si innalza verso il cielo. Nel museo cittadino Arcos, la sezione egizia del Museo del Sannio, è possibile ammirare una mostra permanente dal titolo Iside, la scandalosa e la magnifica: sale espositive nelle quali ci ritroviamo catapultati nel bel mezzo di reperti egizi ed egittizzanti, ritrovati durate le lunghe campagne di scavo in città, dal 1903, nel corso dei lavori di ristrutturazione della Caserma dei Carabinieri, sita all’epoca nel convento di Sant’Agostino, in prossimità dell’Arco di Traiano. Da dove proviene tale cultura in area sannita?

Domiziano vedeva la dea Iside come una madre protettiva e addirittura, per atteggiarsi a faraone, si proclamò figlio della dea. Questo il motivo per cui, nel I secolo, fece erigere l’Iseo, il Tempio di Iside, proprio a Benevento, crocevia dei due mondi di cui si riteneva padrone unico e assoluto. Proprio qui, infatti, la via Appia e la via Latina si incontravano, rendendo la città un importante nodo delle comunicazioni fra Roma e l’Oriente.

Il Bue Apis, struttura rozza in granito rosso, viene volgarmente definito a bufara. L’egittologo francese Émile Étienne Guimet considerò la statua una rappresentazione della divinità egizia Api, da mettere quindi in relazione con il tempio di Iside. La denominazione fu poi usata dallo storico Almerico Meomartini e da altri. L’opera fu casualmente scoperta nel 1629 in località Maccabei, oltre il fiume Sabato, sulla strada di Avellino, e si decise allora di farne ornamento della Porta di San Lorenzo. Per il trasporto e l’installazione dell’opera sul luogo attuale, gli operai furono pagati in natura con un chilo di cipolla e una pagnotta di pane. Hans Wolfgang Müller, egittologo tedesco, osserva che mancano i caratteri distintivi del dio, come il disco solare tra le corna, l’indicazione del sesso (non visibile per via dell’unico blocco marmoreo) e le gambe in movimento, per cui l’osservazione critica mette in dubbio che essa sia davvero un simulacro del dio egizio. A giudicare dall’esecuzione plastica, si dovrebbe assegnare la figura alla tarda età imperiale,