A Faicchio, a circa 13 metri dal livello del corso del torrente Titerno, troviamo un antico ponte intitolato al condottiero e dittatore romano Quinto Fabio Massimo, noto come il Temporeggiatore, costruito per arrestare l’avanzata di Annibale durante la Seconda Guerra Punica e per portare avanti la sua tattica militare preferita. L’imponente struttura è il frutto di una serie molteplice di interventi edificatori e di adattamento operati dai Romani su una preesistente costruzione, forse sannita. Fu costruito più di 2000 anni fa, al termine del lungo conflitto che oppose i Sanniti ai Romani e la sua struttura, per quanto a prima vista sembri essere molto sottile e fragile, è in realtà molto robusta grazie alla solidità delle sue basi. In realtà, nel 2008 il ponte è stato ristrutturato e ha perso, in parte, le originarie fattezze.
La zona dei monti collegata dalla costruzione fu teatro di un episodio di guerra tra un contingente tedesco e una divisione della quinta armata statunitense, che rievocava in parte la tattica degli scontri avvenuti in epoca remota tra i Romani e i Sanniti. In quella circostanza, il ponte Fabio Massimo fu miracolosamente risparmiato sia dai Tedeschi che dagli Americani, stessa sorte che toccò, per fortuna, anche ai civili, rifugiatisi nel Convento di San Pasquale.
Il ponte è costituito da tre arcate asimmetriche, differenti per altezza e per piano di imposta, differenziazioni dovute a una serie di rifacimenti tipici dell’evoluzione delle tecniche di costruzione romane. Il primo intervento romano avvenne certamente in età Repubblicana ed è evidente nella costruzione dei basamenti secondo la tecnica poligonale, utilizzata prima della scoperta del calcestruzzo da parte dei Romani, materiale arrivato all’Urbe probabilmente dalla Magna Grecia. I basamenti poligonali furono realizzati con blocchi calcarei di oltre un metro per due e la perfezione della tecnica costruttiva ha permesso loro di resistere indenni ai numerosi eventi sismici che hanno spesso interessato la zona.
Giornalista