A San Lorenzo Maggiore, durante il Venerdì che commemora la morte del Signore si svolge una singolare processione in onore della Vergine Addolorata. Le prime testimonianze di questa antica tradizione risalgono al ‘700: un nutrito gruppo di laurentini, incappucciati e penitenti, aprivano il corteo insieme alla statua del Gesù Morto precedendo verso quella della Vergine, entrambe portate da fedeli incappucciati, seguite dagli altri devoti, alcuni scalzi e altri portanti ceri votivi. L’origine della penitenza ricorda che di sera una sorta di giullare, uno “strillone”, girava per le vie del paese, e invitava i cittadini a meditare sulla fugacità della vita e dei beni terreni, e sulla necessità di scegliere la conversione sincera del cuore. Lo faceva agitando un campanello per attirare l’attenzione, in modo che il tintinnio predisponesse i laurentini all’ascolto.
Durante la Settimana Santa nelle varie chiese del paese veniva preparato il Santo Sepolcro e si eseguivano canti e letture penitenziali. Il Venerdì Santo, alle 7 del mattino, il popolo si radunava nella chiesa di San Rocco per portare in processione le due statue. Il corteo era aperto da un nutrito gruppo di ragazzi, coronati di spine, come Cristo, cinti di funi al torace e alle spalle, agitanti il fracasso, o battola, per riprodurre lo strepito fatto dai Giudei durante la passione di Gesù. Un altro gruppo di ragazzi intonava lentamente il canto del Miserere e altri salmi. A seguirli, i membri delle varie Congregazioni religiose maschili e femminili. Dopo di loro si disponevano i penitenti incappucciati che si percuotevano con la disciplina, oggetto penitenziale simile a un flagello ma costituito da più catene formate da piastrelle di metallo che durante la processione provocano ferite sanguinanti.
I flagellanti laurentini per battersi utilizzano la disciplina. Sono uomini e donne di San Lorenzo, ma molti di essi provengono anche da paesi viciniori, e lo fanno per amore di fede e pura devozione, con addosso un camice bianco che richiama la purificazione, il volto coperto da un cappuccio forato agli occhi che li rende irriconoscibili e la testa circondata da una corona di lunghe spine che richiama quella di Cristo. Ai fianchi portano un cordone intrecciato a richiamo delle funi con cui Cristo fu legato e flagellato e si percuotono mentre camminano scalzi e con lento incedere, percorrendo le strade del paese che riecheggia di canti e tintinnii di discipline. Il momento più particolare ed emozionante è quello in cui, al termine della processione, il corteo arriva in piazza Largo di Corte ove avviene il commovente incontro tra l’Addolorata e i battenti che procedono in ginocchio fino all’interno della chiesa. Si tratta di una delle processioni più partecipate che lascia trasparire quanto i laurentini vivano intensamente la Settimana Santa, da sempre momento di penitenza e redenzione.
Giornalista