Benvenuti nel Sannio: la Falanghina del Sannio (FOTO)

postato in: Benvenuti nel Sannio | 0
Condividi articolo
Incontri in vigna.
Foto di Almerico Tommasiello

Benvenuti nel Sannio, cari visitatori, è tempo di brindare con un ottimo vino.
La Campania, particolarmente la zona sannita, grazie alle sue favorevoli condizioni climatiche e alla varietà dei suoli, vanta un’antica e rinomata tradizione enologica, e scrittori come Orazio, Virgilio, Plinio hanno cantato (e decantato!) le odi delle Vitis hellenica, Aminea gemina, Vitis apiana, Uve alopeci, Aminea lanata da cui discendono i vitigni più pregiati, quelli coltivati nella cosiddetta Campania Felix. La falanghina è uno dei vitigni a bacca bianca della regione Campania, registrato ufficialmente dal 1970. Regina del Sud Italia, particolarmente del Sannio, vino apprezzato dal già citato Plinio il Vecchio, scrittore latino, filosofo e naturalista, e dagli imperatori, che rientra addirittura nella carta dei vini papali.

L’uva falanghina viene coltivata soprattutto in zone collinari, caratterizzate da un clima caldo e molto secco e si caratterizza per la grandezza dei suoi grappoli, oblunghi oppure tondeggianti, e degli acini dalla buccia spessa e robusta. Un grappolo compatto di forma conica dà vita a un vino che al naso presenta leggere note floreali. Morbido, fresco, delicato e dotato di ottima acidità, è un bianco che va consumato leggermente fresco e non freddo, stappato un paio d’ore prima di consumarlo in ampio calice, da accompagnare a formaggi, fois gras, pesce, frutti di mare, antipasti, carni bianche, minestre di legumi.

Il decisivo salto di qualità e la sua consacrazione a regina del Sannio è arrivato con il riconoscimento a Città del Vino 2019, nomina riconosciuta da Recevin a un’intera area sannita, comprendente 23 comuni dell’entroterra del Beneventano. Un territorio ampio, dalle prestigiose reminiscenze culturali, di cui la Regione Campania ha accolto la Proposta Progettuale denominata Il paesaggio culturale e antropico della Falanghina DOC come bene immateriale UNESCO, del valore di circa 200mila euro, che si propone di valorizzare le iniziative di studio, di didattica e di ricerca sulla eccezionalità del patrimonio culturale vitivinicolo dell’entroterra che si dedica alla coltivazione della Falanghina.









Print Friendly, PDF & Email