Benvenuti nel Sannio: streghe e janare (FOTO)

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Raffigurazione di Filomena la janara.
Immagine di Silvio Falato

Una delle più tipiche leggende sannite riguarda le janare, abitanti storici e caratteristici del Sannio beneventano. Queste terribili creature nacquero durante la mezzanotte di una notte di Natale.
Il loro nome deriva da Dianara, la sacerdotessa di Diana, dea della Luna. Di giorno si confondevano tra le donne comuni, sebbene avessero un carattere aggressivo, e la notte si ricoprivano dell’unguento magico, da loro stesse creato, in quanto esperte di erbe medicamentose, che consentiva loro di volare e di diventare incorporee. Erano streghe solitarie al contrario delle altre che la notte usavano dedicarsi a banchetti, danze, orge con il diavolo prima di maledire e torturare i malcapitati. Avevano un carattere aggressivo e acido e, secondo la tradizione, per poterle acciuffare bisognava afferrarle per i capelli, loro punto debole. 

Benevento è probabilmente la città campana che più di tutte è avvolta da un grande alone di mistero e magia, legata a una serie di eventi che spesso l’hanno resa, agli occhi di chi la guarda, una città sinistra. In onore di Odino, si svolgevano sacrifici con rituali caratteristici nei pressi delle rive del fiume Sabato: qui le janare venivano avvistate mentre cantavano ritornelli simili a incantesimi, nenie e litanie, e ballavano intorno agli alberi. Inoltre, si avvicinavano ai serpenti uscendone illese, dominavano il male e l’oscurità. Inneggiavano, altresì, all’uccisione di animali, a mo’ di rituale sacrificale. La zona vicina al fiume, dove le streghe si radunavano per dar vita ai loro rituali magici, si chiamava Ripa di Janara. Qui si univano in cerchio, attorno all’antico Noce, albero alto, frondoso e sempreverde, decisamente nocivo, anche se solitamente le proprietà della pianta sono di carattere curativo. Il Triggio è il quartiere medievale più “stregato” della città.

Anche nel piccolo borgo di San Lupo è usanza ancora oggi allestire un cuscinetto detto abbetielle con sopra oggetti di metallo, fierr’ e acciaje, l’immagine di un santo protettore ed erbe incantate che le mamme appendevano al collo dei loro figli, come simbolo di protezione e amuleto contro i sortilegi. Atro espediente era ed è quello della scopa di saggina e del mucchietto di sale messo davanti alle porte per ingannare e allontanare le streghe malefiche.
Qui si trova il torrente delle janare, attraversato da un ponte in pietra, detto appunto Ponte delle Streghe o Ponte delle Janare.
Baselice, invece, è l’unico comune in Italia a essere conosciuto per la scuola di stregoneria sul Toppo delle Fate ed è meta di molti visitatori curiosi di conoscerne i misteri. Qui c’era Maria a Roscia, una janara bellissima, capace di preparare pozioni con cui guariva le persone. Tantissime donne frequentavano la sua misteriosa scuola clandestina.









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