Nel dopoguerra, periodo di riavvio e ricostruzione, sono state tante le nuove vie progettate, arterie di comunicazione che potevano mettere in contatto territori più remoti e sconosciuti fra loro e che toglievano dall’isolamento zone meno frequentate e note, e tante erano le strade nuove che collegavano l’Abruzzo alle Puglie. Ancora oggi parliamo di tratturi, la cui storia non può essere banalizzata con l’appellativo “strade”. I tratturi sono le vie della transumanza, termine che deriva dal latino trans, “al di là, e humus, “terra”, antichissima pratica che faceva muovere stagionalmente le greggi alla ricerca di nuovi pascoli e climi idonei alla pastorizia.
Nella penisola italiana, la transumanza è da sempre stata fortemente legata all’Appennino centromeridionale, praticata perlopiù proprio tra Abruzzo e Puglia, con l’attraversamento del Molise e della Campania. Un’attività che ha fortemente caratterizzato la storia e lo sviluppo delle civiltà, con la strutturazione di una complessa rete di “vie erbose”, i tratturi, appunto. Con i Sanniti, montani ac agrestes, popolo dedito alla pastorizia, queste divennero di rilevante importanza, fondamentali anche per l’economia, tanto che furono molti i centri e le fortificazioni a sorgere lungo il loro percorso. Attraverso i tratturi, i pastori spostavano due volte all’anno le greggi: a settembre verso le miti pianure pugliesi, con un clima invernale più docile e delicato, e a maggio alla ricerca dei verdi e freschi pascoli montani d’Abruzzo, in vista dell’estate.
La transumanza è stata per secoli un fenomeno non solo economico e pastorale, ma anche politico, sociale e culturale, che ha segnato in modo indelebile le regioni interessate. Lungo i tragitti interessati sorgevano poste, masserie, mungituri, taverne e chiese rupestri. Inoltre, a seconda delle condizioni ambientali ed economiche, la transumanza può essere definita di tipo orizzontale o verticale. La prima è tipica delle zone del Mediterraneo, più precisamente di quelle regioni nelle quali si alternano zone montuose e pianure che possono offrire un buon pascolo in autunno, inverno e primavera. La transumanza verticale, invece, è detta anche alpina, poiché viene effettuata lungo tutto l’arco alpino a quote e dislivelli importanti.
Giornalista