I menhir, termine derivante dal bretone men e hir, pietra lunga, sono dei megaliti, appunto delle grandi pietre, monolitici, che non vanno confusi con i dolmen, polilitici. Venivano eretti solitamente durante il Neolitico o l’Età del Bronzo, erano dei grandi parallelepipedi, e potevano raggiungere anche più di venti metri di altezza, come il Grand Menhir di Locmariaquer. Le loro dimensioni potevano considerevolmente variare e potevano essere eretti sia soli, sia in gruppi, generalmente piantati nel suolo, laddove vi era una concentrazione di nodi di Hartmann, spesso in corrispondenza di corsi d’acqua sotterranei. Una loro prima funzione era quella di antenna di ricevimento delle informazioni che il cosmo inviava per poi distribuirle sulla terra. Ma l’altra funzione dei menhir era quella di raccogliere le informazioni energetiche che giungono dalla terra e inviarle al cielo. Generalmente, si presentavano in forma squadrata, a volte si assottigliavano verso la cima. Europa, Africa, Asia contano una grande presenza di queste eccezionali testimonianze archeologiche preistoriche, ma è particolarmente in Europa Occidentale, in Bretagna e nelle isole britanniche che ritroviamo un gran numero di questi soggetti.
Un ritrovamento eccezionale è avvenuto, di recente, sulla nostra Majella, con un menhir del Neolitico. Proprio mercoledì scorso, nel meraviglioso scenario della Valle Giumentina, vi è stato il sopralluogo del Presidente del Parco Nazionale della Majella, Lucio Zazzara, e degli amministratori di Abbateggio, in provincia di Pescara. Un menhir di cospicue dimensioni, circa 2,30 metri, e di grande interesse storico. Primi studi rivelano che si tratterebbe di un soggetto del periodo neotilico, cosparso di segni che ora verranno posti al vaglio degli studiosi che dovranno interpretarli.
Giornalista