I Ludi nella cultura dell’antica Roma

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Tantissimi anni fa, in questi giorni di gennaio, nell’antica Roma, si svolgevano i Ludi palatini, istituiti per la prima volta da Livia, in commemorazione del defunto marito Augusto, dal 22 al 24 gennaio del 14 a.C., con carattere più pubblico che privato e che prevedevano gare ginniche come la lotta e altri esercizi fisici. Ma quanto erano importante i ludi per i romani? Tanto. Enormemente.

Partecipare ai ludi, ovvero ai giochi e agli spettacoli pubblici, era considerato per loro un dovere civico e spesso venivano considerati un’offerta votiva per grazia ricevuta. Durante l’età repubblicana i ludi, strettamente connessi alla vita religiosa, erano offerti da magistrati, consoli o sacerdoti. I più importanti erano i Ludi saeculares, che comprendevano, dopo le cerimonie di purificazione, la processione religiosa e i sacrifici rituali al Campo Marzio. Ricordiamo anche i giochi circensi, i gladiatori e le venationes, ossia cacce e lotte con bestie feroci. In età imperiale i ludi divennero più fastosi, in quanto si trattava di spettacoli finalizzati a produrre il consenso intorno alla figura dell’Imperatore, che li ordinava e li finanziava.
Roma era una città caotica e sovraffolata, difficile da governare, e i Principi cercavano di venire incontro al popolo tramite le elargizioni pubbliche di cibo, le frumentationes, talvolta di denaro, e con i ludi organizzati in occasione di festività religiose e civili, che divennero numerosissime e molto frequenti. Il poeta Giovenale, alla fine del I secolo d.C., nelle sue “Satire” parlava con disprezzo del popolo che desiderava solo “panem et circenses”.


I ludi erano di diverse tipologie: gare di pesca, giochi popolari come la corsa nei sacchi o il tiro alla fune, evoluzioni acrobatiche. Le corse con i carri erano molto apprezzate si tenevano nel Circo Massimo con bighe, trighe o quadrighe, trainate rispettivamente da due, tre o quattro cavalli e guidate da esperti aurighi che si sfidavano in gare adrenaliniche mozzafiato. Ogni squadra aveva una tunica di colore diverso, bianca, azzurra, rossa o verde e ciascuna di queste possedeva una propria pista di allenamento, nonché veterinari, stallieri e capotifosi che incitavano il pubblico. Per ogni gara si facevano anche delle scommesse e anche imperatori come Caligola, Nerone, Commodo e Caracalla spesso gareggiavano come aurighi.

Lo spettacolo sicuramente più apprezzato dal pubblico era il combattimento tra gladiatori, combattimenti che vedevano protagonisti uomini armati in modo differente oppure uomini contro animali. Spesso avvenivano anche combattimenti contro schiavi o malfattori, e in quei casi lo scontro continuava sino alla morte di uno dei due o finché l’imperatore, col classico pollice verso, decideva la sorte del vinto.