Il martirio di San Lorenzo e la notte delle stelle cadenti

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Domani avverrà la caccia alla prima stella cadente. E appena vista, non dimenticate di esprimere il vostro desiderio! Nasi all’insù, grandi e soprattutto bambini, per dar vita alla notte più magica dell’anno. Nella notte di San Lorenzo, la Terra attraversa lo sciame meteorico delle Perseidi, la scia di detriti lasciata lungo il suo corso dalla cometa Swift-Tuttle. Un corpo celeste che torna regolarmente a incrociare l’orbita terrestre: l’ultima volta è accaduto nel 1992, e per molti di noi è stata l’ultima occasione per un incontro ravvicinato, visto che la prossima è prevista solamente per il 2126. Sin dai tempi antichi, l’arrivo delle Perseidi provoca il fenomeno spettacolare di una copiosa pioggia di stelle, ben visibile nel periodo estivo fino circa al 20 agosto. Per i greci si trattava di scintille o frammenti prodotti dal carro guidato da Fetone, il figlio di Febo, mentre a Sparta si affidava la deposizione dei monarchi al passaggio delle meteoriti: ogni nove anni il re veniva sottoposto al giudizio celeste, e il passaggio di una stella cadente rappresentava un segnale da parte degli dei, che determinava la fine del suo regno. Nell’antica Persia rappresentavano streghe e demoni in fuga, mentre nella tradizione cinese si riteneva che le stelle cadenti fossero un segnale di prossima sventura. Anche gli antichi romani avevano le loro leggende e tradizioni legate a questo periodo: loro associavano le stelle cadenti alla figura di Priapo, rappresentando lo sperma aeiaculato dal suo fallo, che ricadendo sulla Terra in una pioggia dorata, rendeva fertili i campi e propiziava il raccolto.

Si narra che le stelle cadenti richiamino le lacrime versate da Lorenzo sui carboni ardenti il 10 agosto 258 d.C.. Lorenzo era uno dei sette diaconi di Roma, ordinato come arcidiacono da papa Sisto II, con il ruolo di  responsabile delle attività caritative nella diocesi di Roma: ne beneficiavano 1500 persone fra poveri e vedove. Venne martirizzato durante la persecuzione di Valeriano nel 258, in seguito all’emanazione dell’editto dell’imperatore che recitava: “Episcopi et presbyteri et diacones incontinenti animadvertantur” (Tascio Cecilio Cipriano, Epistola IXXX, 1) imponendo, quindi, la messa a morte di tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi. Lorenzo aveva 33 anni quando venne bruciato vivo o gettato sopra una graticola di fuoco ardente. A partire dal IV secolo fu il martire più venerato nella Chiesa di Roma ed è così che fino a oggi è ricordato con l’emblema della graticola e come il patrono di cuochi, librai, pasticcieri, rosticcieri, bibliotecari, pompieri e lavoratori del vetro.